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Con una forma nuda ed essenziale, il film di Velania A. Mesay parte dal dispositivo dell'intervista per trasfigurarsi in dono: una meditazione sull'amore in quanto motore politico della vita, dove il luogo comune delle narrazioni odierne delle rotte migranti diventa spazio di riflessione e responsabilità collettiva.

Filmidee propone una conversazione aperta sul nuovo film di Jonathan Glazer, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 76esimo Festival di Cannes: un'opera epocale e avanzata, che si confronta con il problema etico della rappresentazione per mettere in scena il ricordo dello sterminio e l’eternità della violenza.

Dietro a una superficie attraente e a un afflato romantico, il film di Celine Song indaga le ambizioni e idiosincrasie dell'individuo, rielaborando l’esperienza dell'altro in un gioco di specchi e rispecchiamenti continuo, che riporta sempre e solo all’inerzia del soggetto.

Il debutto alla regia di Molly Manning Walker è un film sul diventare donne attraverso la sessualità, in un mondo grottescamente legato alla performance dove manca il vocabolario per parlare, ancora e meglio, di genere, sesso e violenza.

Il film di Ludovica Fales, Premio Corso Salani alla 35a edizione del Trieste Film Festival, coglie nello spunto narrativo di una giovane ragazza rom alla ricerca di un permesso di soggiorno l'occasione per un sofisticato campo e controcampo tra finzione e realtà.

Attraverso l’indimenticabile omaggio alla vita di un uomo e di una donna e al loro comune percorso di militanza, Maite Alberdi offre un inno all’amore incondizionato e all’esercizio della memoria come pratica individuale e collettiva.

“Zucchero e violenza”: questo è il mondo di cui Bella Baxter fa esperienza nel nuovo film di Yorgos Lanthimos, Leone d'Oro a Venezia 80. Un luogo con cui l’umano deve familiarizzarsi per trovare una nuova quadra tra dualismi mai risolti: sensi e ragione, corpo e cervello, materia e spirito.

L'opera del regista e fotografo abruzzese Leone Balduzzi evolve da documentario fotografico a progetto visuale assai composito, dando vita a un’insolita combinazione di videoclip e fashion film che è anche il sensibile (auto)ritratto generazionale di una comunità di provincia.

Quasi quarant’anni dopo Tokyo-Ga, Wim Wenders torna in Giappone per girare un film che si immerge appieno in Ozu e Tanizaki, e nelle ombre in cui si cela la banalità della bellezza.

L'ultimo film di Sylvain George ci riporta ai confini estremi dell'Europa per immergerci ancor più profondamente nelle colpe dell'Occidente, seguendo le vite precarie di chi cerca salvezza, trovando invece solo dannazione.