CANNES 65: L’UOMO CHE (NON) VOLEVA MORIRE
11.25: The Day Mishima Chose His Own Fate di Wakamatsu Kōji è la seconda parte di un ideale dittico cominciato da United Red Army sul tentato colpo di stato dello scrittore e il suo successivo suicidio.
FLORENTINA HUBALDO, CTE
Attraverso la storia della protagonista, una donna affetta da una malattia degenerativa, Lav Diaz propone una riflessione universale sull’origine del male, della violenza e della crudeltà.
THE DEEP BLUE SEA
Adattando un testo teatrale degli anni Cinquanta, Terence Davies ritorna alle atmosfere ovattate e malinconiche della sua “Old England”: senza compiacimenti stucchevoli, ma con un delicato stile pittorico.
AMERICANO
Il figlio di due grandi registi francesi esordisce nel lungometraggio: evitando il giochino cinefilo “bertolucciano” delle citazioni, realizza un film sull’elaborazione del lutto, l'infanzia e la memoria. Delicato e malinconico.
I VIAGGI STRAORDINARI DI KAREL ZEMAN
Trait d’union tra il modello di rappresentazione primitivo di Méliès e le sperimentazioni di Švankmajer e dei fratelli Quay, il regista ceco è uno dei pilastri della storia del cinema d’animazione.
SONO SION, O DEGLI ETERNI RITORNI
La retrospettiva a lui dedicata dall'ultimo Torino Film Festival ha consentito una visione complessiva della filmografia del regista giapponese, in costante equilibrio fra sperimentazione underground e grandi budget.
VENEZIA 68: CUT THE BULLSHIT
Dal cimitero al campo di battaglia. Per Amir Naderi il cinema è un'ossessione, un'arte viva che sfrigola sotto la cenere. Ma c'è bisogno di samurai che siano in grado di difenderla senza dimenticare l'opera dei maestri del passato.
VENEZIA 68: WHEN THE END IS NEAR (THE ALPS ARE NEAR)
Yorgos Lanthimos, regista di Alpis, spiega come il cinema greco può sopravvivere alla crisi e illustra il proprio metodo di lavoro. L'influenza di Cassavetes, Bresson e Buñuel e la famiglia disfunzionale come norma.
TRAMONTI D’AUTUNNO: IL CINEMA MUTO DI NARUSE MIKIO
Con Ozu e Mizoguchi è uno dei grandi registi del cinema classico giapponese ma, dei tre, è anche quello che ha goduto di minore popolarità e attenzione critica in Occidente. I suoi primi capolavori in un cofanetto Criterion.
JE VOUS PRESENTE ANGELA AQUINO
Per Lav Diaz il cinema ricrea e reinventa i nostri ricordi. In Siglo ng pagluluwal, un'opera di sei ore che mesmerizza lo spettatore, si mescolano metacinema e fanatismo, immaginario popolare e ricerca dell'essere heideggeriano.