On Tour

CANNES 70
LA RONDE

Giampiero Raganelli

Con i due film presentati a Cannes, The Day After e La caméra de Claire, Hong Sangsoo si conferma cineasta dello sdoppiamento indefinito, della ripetizione con varianti, dell’infinito propagarsi di unità, tra loro speculari e intercambiabili.

CANNES 70 L’ETERNO BROGLIACCIO DEL CINEMA

Francesco Boille

In pieno spirito Nouvelle Vague, con Barbara Amalric realizza un film sul cinema, autobiografico, in omaggio a un’icona della canzone francese degli anni Sessanta e Settanta e al talento dell’interprete che la impersona, Jeanne Balibar.

CANNES 70
IL CINEMA
E IL SUO DOPPIO

Ozon cita De Palma alla sua maniera in L'amant double, presentato in concorso, mentre in 24 Frames Kiarostami consegna il suo addio con un inno al cinema, luce del mondo.

CANNES 70
THE NEON NIGHTMARE

I fratelli Safdie, per la prima volta in concorso ufficiale a Cannes, danno uno scossone alla competizione con l'adrenalinico Good Time. Fuori concorso, Depardon racconta i meandri burocratici della follia con 12 jours.

CANNES 70
IL GIARDINO DELLE VERGINI ASSASSINE

Non convince The Beguiled di Sofia Coppola, remake del classico di Don Siegel, di cui non sa ricreare il fascino morboso. Sorprende nella sezione Un certain regard Tesnota (Closeness) del giovanissimo Kantemir Balagov, guidato dall'indomita bellezza della sua protagonista.

CANNES 70
ODE ALLA LUCE

Nella competizione principale non convince del tutto Hikari, poetico mélo di Naomi Kawase. Alla Semaine torna Yann Gonzalez con il corto Les Îles, colmo di riferimenti pop, pittorici e alla fotografia camp.

CANNES 70
IL FANTASMA DELLA BORGHESIA

In Happy End di Haneke un bellissimo angelo sterminatore veglia sulla dissoluzione della famiglia borghese. La stessa raccontata da un Lanthimos ormai di maniera. E alla Quinzaine arriva Leonardo Di Costanzo.

CANNES 70
CONTRO LA NOUVELLE VAGUE

Hazanavicius, in concorso con Le Redoutable, si fa burla di Godard. Per fortuna c'è Dumont: la sua infanzia di Giovanna D'Arco è la folgorazione del festival. E Lanzmann torna in Corea per un viaggio in prima persona.

CANNES 70
LA LIBERTÀ È UNA TERRA AMARA

Nella Quinzaine des realizateurs, il ritorno di Philippe Garrel con L'amant d'un jour e la rivelazione di Jonas Carpignano: il suo A ciambra è, senza dubbio, il miglior film italiano in programma quest'anno.

CANNES 70
TRA ORIENTE E OCCIDENTE

La competizione di Cannes 70 si apre con il magnifico Nelyubov – Loveless di Andrey Zvyagintsev.


Lo stato delle cose

70 E NON PIÙ SETTANTA

Emanuele Sacchi

Nell'epoca della fumetizzazione del blockbuster hollywoodiano, la necessità di raccontare il prima, il dopo e il durante spinge il mercato verso appendici sempre più artificiose e artificiali, finendo per annichilire la divagazione dello spettatore.

L’INVENZIONE
DEL REALE

Dario Zonta

L'introduzione a L'invenzione del reale (Contrasto), in cui l'autore riassume l'esigenza di dare risposte a domande, pratiche e teoriche, generate dal lavoro di un gruppo di autori scelti che hanno contribuito a rinnovare il cinema italiano degli ultimi anni.

ITINERANZE TRANSIDENTITARIE

Silvia Nugara

Una riflessione sulla rappresentazione mediatica e artistica della comunità trans, tra l'appropriazione della sua cultura e l'immagine che il gruppo rappresentato recepisce di se stesso. La possibilità di raccontare soggettività minoritarie e il rischio di una visibilità “a doppio taglio”.

GOODBYE CINEMA[S]

Luca Peretti

Primo capitolo di un reportage dedicato alle sale cinematografiche abbandonate. Dietro ogni sala c'è una storia, intorno a ogni edificio un territorio: tra incuria e desolazione, è possibile ricostruire il senso collettivo della fruizione cinematografica.

APPUNTI SU UN CINEMA
CHE NON C’È

Fabio Scandura

È passato mezzo secolo dalla rassegna torinese che nel maggio 1967 portò per la prima volta in Italia un’ampia selezione del New American Cinema presentata da Jonas Mekas e che ha molto influenzato lo sperimentale italiano di quegli anni.

IMPRESSIONI
LETTE ALLA ROVESCIA

Emanuele Sacchi

Sono molte e differenti le ragioni che rendono Twin Peaks la serie TV più importante di sempre. Come per Fuoco cammina con me la definizione di prequel era fuorviante, con The Return non stiamo assistendo a un sequel, ma a un upgrade lanciato nel futuro.


FOCOLAI DI RIVOLTA

FALLIMENTO INSURREZIONALE

Max Köhler

Ceux qui font les révolutions à moitié n'ont fait que se creuser un tombeau di Mathieu Denis e Simon Lavoie prende il via dalla rivolta studentesca in Québec del 2012 per indagare la trappola tra terrorismo e narcisismo filmico.

QUANDO LA SENNA SI TINSE DI ROSSO

Daniela Persico

120 battements par minute di Robin Campillo, premiato a Cannes, mostra tutta la consapevolezza del discorso militante, elaborando il rapporto tra parola, pensiero, gesto e lotta, nella complessa distanza tra corpo sociale e destini individuali.

LA FABBRICA
DEL NULLA

Francesco Boille

Ibridando fiction e documentario, A fábrica de nada di Pedro Pinho, presentato a Cannes nella Quinzaine, è un film sulla sopravvivenza fatto con chi cerca di rispondere alla dittatura soft della crisi permanente intesa come modello di dominio.

LA RIVOLTA ERA
UN’OTTIMA DISCIPLINA

Arianna Lodeserto

Il nuovo film di Sylvain George, Paris est une fête, è un'opera in 18 movimenti che ribadisce lo stato d'urgenza francese e la necessità di un cinema politico in cui il reale investa l'atto creativo.


From the Vault

LA VITA SEGRETA DEGLI OGGETTI

Mark Rappaport

Proponiamo per la prima volta al pubblico italiano tre pezzi tratti da Rouge, rivista online edita tra il 2003 e il 2009, seminale nell'ambito della "nuova cinefilia". A cominciare da uno studio ironico e dettagliato sull'arte del riciclo scenografico a Hollywood.

LE BOTTEGHE DELL’ORRORE

Nicole Brenez

Scrivimi fermo posta di Lubitsch, L’assassinio di un allibratore cinese di John Cassavetes, Go Go Tales di Ferrara: tre film sull'invasività del motivo di profitto, l'alienazione e la reificazione delle relazioni umane nel regime capitalista.

MAGNIFICO ANIMALE

Adrian Martin

La donna, la bestia, la preda. Sulla [s]connessione tra l’umano e l’animalesco, dal King Kong di Cooper e Schoedsack fino al remake di Peter Jackson, passando per Gene Kelly, Stanley Donen e Marco Ferreri.


GOOD TIMES BAD TIMES

UNA CERTA IDEA
DI CINEMA AMERICANO

Giona A. Nazzaro

Con Good Time, i fratelli Joshua e Ben Safdie arrivano in concorso al Festival di Cannes: un cinema primario, il loro, inteso come immersione in luoghi e corpi, con una fortissima componente “documentaria”.

LONTANO DALLE OMBRE

Roberto Manassero

Fin dagli esordi, i Safdie lottano contro un’idea e un modello di cinema al quale sanno di non poter sfuggire. Tra limiti autoimposti, calcolati depistaggi narrativi e inattese intimità, il racconto di una lunga e ricercata libertà.

MAD LOVE IN NEW YORK CITY

Clara Miranda Scherffig

Sulla scorta di Panico a Needle Park e Christiane F., il terzo lungometraggio dei fratelli Safdie, Heaven Knows What, porta sul grande schermo l'esperienza autobiografica della sua giovane protagonista Arielle Holmes.


arte/fact

TOO BIG,
TOO FAILED

Marco Grosoli, Gabriele Gimmelli

Un percorso anomalo nel cinema hollywoodiano degli anni Sessanta e Settanta, dalle prime crepe nello Studio System al “ritorno all'ordine” dei movie brats. Quando l'America dei sogni si tramutava nell'America degli incubi.

L’ARTE DELL’EMICRANIA

Marco Grosoli

Two Weeks in Another Town di Vincente Minnelli smaschera la chimera fondativa del fare produttivo e il mal di testa di chi, rifugiatosi a lungo nell'iperattività hollywoodiana, ora viene restituito alla dimensione dell'essere.

ULTIMI BAGLIORI
DI UN CREPUSCOLO

Mariella Lazzarin

Risposta muscolare alla crisi di Hollywood, Cleopatra di Mankiewicz rappresenta il massimo esempio della tarda fase del kolossal, destinato a collassare sotto il proprio peso, prima che arrivino i movie brats a spazzarlo via del tutto.

A PERDIFIATO,
DIETRO I TEMPI NUOVI

Gabriele Gimmelli

Enciclopedia fuori tempo massimo delle situazioni comiche, Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo di Stanley Kramer coincide con le inquietudini di un'epoca in trasformazione, che esige linguaggi nuovi.

UN CANTICO DEI MORTI

Giuseppe Paternò di Raddusa

Con Fedora Billy Wilder mostra come Hollywood sia definitivamente un luogo spettrale, foriero di idee non reversibili e marcescenti: proprio come l’iter psicologico cui viene sottoposta la sua protagonista che, anche da viva, è sempre morta.


ITALIANS DO IT BETTER

IMPOSSIBILE RINNEGARSI

Marco Longo

Alberto Fasulo trasforma in cinema la vicenda cinquecentesca del mugnaio eretico Domenico Scandella, detto Menocchio: prima ancora di una ricostruzione storica, un film capace di esprimere tutta l'elettricità di un cortocircuito morale e politico tra passato e presente.

IL TEMPO
NECESSARIO

Daniela Persico e Alessandro Stellino

Intervista ad Alberto Fasulo che, con Menocchio realizza un esordio personalissimo nella finzione, caratterizzato da una forza cinematografica inattesa, capace di vivere oltre i limiti dello schermo e la durata della visione, testimonianza di un’avventura cinematografica unica e radicale.

VUOTO A RENDERE

Mario Blaconà

Con Coincoin et les z’inhumains Bruno Dumont prosegue la sua analisi sul fondo oscuro e ridicolo dell’uomo moderno, trovando nella farsa il contenente ideale per riflettere una civiltà al crepuscolo spinta da se stessa verso il baratro.


SCREENING

LA FAVORITA

Dario Gigante

Viaggio nelle profondità oscure dell'animo umano ed ennesima incursione nella mistificazione del vero, il film di Yorgos Lanthimos, pur avvalendosi della consulenza drammaturgica di collaboratori inconsueti, è un'apoteosi di temi e stilemi dell'autore.

IL GIOCO DELLE COPPIE

Leonardo Strano

Firmando un film di idee e dialoghi, Olivier Assayas costringe lo stato intellegibile dei pensieri dentro ai corpi e ragiona in questo modo sulla differenza tra analogico e digitale che attanaglia il contemporaneo.

SUSPIRIA

Alessandro Stellino

Con la sua rivisitazione del classico di Argento di Luca Guadagnino fa quello che dovrebbe fare ogni remake: germinare sulle ceneri mai sopite del film originario, per ricrearlo a nuova vita in un altro tempo e in un altro spazio, rivelandone la natura più profonda e portandone a galla il sommerso, in una sorta di orrenda e salvifica filiazione materna.

ISABELLE

Brigitta Loconte

Il nuovo film di Mirko Locatelli, premiato per la sceneggiatura a Montreal, aggiunge un tassello alla rappresentazione della borghesia contemporanea nel cinema italiano, focalizzandosi sulla centralità dei corpi e sull'espressività fisica e mettendo ai margini la valenza psicologica e morale dei dialoghi.

NON DIMENTICARMI

Lorenzo Gineprini

Il primo film di Ram Nehari, vincitore dei tre principali premi al Torino Film Festival del 2017, è una commedia eccentrica che, pur animata da due personaggi autentici e vivi, non riesce a trovare una voce personale nel racconto della malattia mentale e del suo conflitto aperto con la società.

COLD WAR

Daniela Persico

Presentato nella competizione di Cannes 71, l'ultimo film di Paweł Pawlikowski è anche il suo più personale e compiuto, intrecciando i ricordi personali alla spinta verso il tradimento di un Nazione e di un ideale, incarnata da una coppia di amanti sullo sfondo di un'Europa in progressivo smarrimento.

BLU

Marco Longo

Anche nella breve durata e a partire da una contingenza molto vicina al lavoro su commissione, Massimo D'Anolfi e Martina Parenti proseguono il proprio discorso sullo statuto del cinema – suono e immagine – quale spazio di rivelazione del reale.

ROMA

Marco Longo

Leone d'Oro a Venezia 75, l'ultimo film di Alfonso Cuarón è un affresco sociale e di classe, un omaggio al matriarcato messicano e alla forza di volontà femminile, il ritratto in fulgido bianco e nero di un Paese e di una cultura, il cinema che insegue e ricostruisce la memoria.

OVUNQUE PROTEGGIMI

Edoardo Peretti

Il nuovo film di Bonifacio Angius, presentato nella sezione Festa Mobile del 36° Torino Film Festival, convince soprattutto per la semplicità e la forza con cui rielabora la dolorosa complessità della parabola umana al centro del suo racconto.

IN GUERRA

Leonardo Strano

Stéphane Brizè firma un formidabile dramma operaio che, collocandosi dalla parte degli sconfitti nel momento di massima sofferenza e solitudine di una classe sociale abbandonata dalla Storia, riflette anche sul ruolo dell'immagine e sulla fede nel potere del cinema.


On Tour

DERIVE DIGITALI,
GIARDINI ANALOGICI

Tommaso Isabella

Parsi di Eduardo Williams e Mariano Blatt, e Rasendes Grün mit Pferden di Ute Aurand, presentati all'interno della sezione Forum dell'ultima Berlinale, nella loro apparente distanza formale, sono una conferma della biodiversità che ancora germoglia nel cinema.

LA CONVERGENZA
DELLA LOTTA

Irene Dionisio

La regista e direttrice del Lovers Film Festival di Torino interviene sul film più discusso tra quelli in competizione all'ultimo Festival di Venezia: The Nightingale di Jennifer Kent. Un'opera simbolica e stilizzata che rovescia i ruoli di genere.

IMMAGINI
SOTTO PROCESSO

Terminata la competizione a Venezia 75 con il folgorante Killing di Tsukamoto, fuori concorso si segnalano i documentari di Loznitsa e Kossakovsky, dagli esiti contrastanti. Tra i film di Orizzonti merita attenzione Yom Adaatou Zouli della siriana Soudade Kaadan.

UTOPIA FONDATIVA

In competizione a Venezia 75, Mario Martone presenta il film che chiude la sua trilogia sullo spirito della nazione, mentre Fuori concorso, Wiseman aggiunge l'ennesimo, straordinario tassello alla sua cartografia della società americana, e tra i film di Biennale College si fa notare Deva, dell'esordiente Petra Szocs.

L’UOMO CHE GUARDA

In competizione a Venezia 75 con Nuestro Tiempo, Carlos Reygadas esplora una storia d'amore di spiazzante sincerità, mentre Ni de Lian, fuori concorso, è un tassello importante dell'indagine di Tsai Ming Liang sull’uomo e sul linguaggio; nella SIC, You Have The Night di Ivan Salatić fotografa l'ultimo anelito della periferia di un'Europa abbandonata.

È NATA
UNA STELLA

In competizione a Venezia 75 sorprende il secondo film da regista di Brady Corbet, Vox Lux, con una magnetica Natalie Portman. La SIC presenta il suo film più politico, Still Recording, mentre fuori concorso arriva il toccante omaggio di Yervant Gianikian ad Angela Ricci Lucchi, scomparsa lo scorso febbraio.

L’INCONSCIO
E IL SUO DOPPIO

In Concorso a Venezia 75 l'atteso ritorno dell'ungherese László Nemes con l'intenso Napszállta (Sunset), mentre la SIC presenta il fiabesco Bêtes Blondes di Alexia Walther e Maxime Matray. Ma il vero evento al festival è la presentazione del film incompiuto di Orson Welles, The Other Side of the Wind.

NESSUNA
RESA

Con What You Gonna Do When the World's on Fire?, in Concorso a Venezia 75, Roberto Minervini firma il suo film più maturo, scandagliando gli anfratti di un'America ancora profondamente razzista. Mentre con Women Make Films, Mark Cousins aggiunge un altro tassello alla sua personale odissea nella storia del cinema.

SCARPETTE
ROSSO SANGUE

A Venezia 75, l'ambizioso e visionario Suspiria di Guadagnino divide il pubblico. Il concorso continua con la rievocazione storica di Peterloo di Mike Leigh, mentre nelle Giornate degli autori arriva Lafosse con Continuer.

LE DOPPIE VITE
DEGLI ALTRI

Alla terza giornata, il Concorso di Venezia 75 si conferma di buon livello con il western a episodi dei fratelli Coen e la divertita ricognizione sull'amore ai tempi del digitale di Assayas. Tra i corti di Orizzonti spicca lo scavo tra le viscere di Milano di D'Anolfi e Parenti.


LO STATO DELLE COSE

LABIRINTI
DELLO SGUARDO

Federico Pagello

Dietro a un plot per molti versi convenzionale, interamente messo in scena attraverso la lente di un Iphone, Unsane di Steven Soderbergh radicalizza a livello formale la riflessione intorno all’uso delle attuali tecnologie e ai discorsi dominanti che ne inficiano il controllo.

I RAGAZZI DI TOR BELLA MONACA

Dario Zonta

Presentato nella sezione Panorama della scorsa Berlinale, La terra dell'abbastanza dei fratelli Fabio e Damiano D'Innocenzo è il più convincente esordio italiano della stagione, un crudele racconto della giovinezza ambientato nei sobborghi romani.

CINAFILIA

Giovanni Vimercati

Una rutilante intervista a Marco Müller, direttore del Pingyao Crouching Tiger Hidden Dragon International Film Festival, fondato da Jia Zhangke: un evento-anomalia nel panorama cinese che consente di tastare il polso cinefilo di un paese assetato di visioni, tra produzione, distribuzione e inattese vicende di censura.

RIPENSARE
IL CINEMA
D’OSSERVAZIONE

Lucien Castaing-Taylor

Un estratto dell'introduzione firmata dal regista-antropologo per l'edizione italiana del libro di David MacDougall, Cinema transculturale. Un testo fondamentale per lo studio del documentario.

NITRATO D’ARGENTO

Silvio Scarpelli

Dal lavoro di scoperta e riscrittura dell’archivio di Rithy Pahn all’immagine intermediale e di resistenza di Eau argentée, il cinema contemporaneo attrae forme e pratiche eterogenee per interpretare la contemporaneità, studiarne le sopravvivenze, indagare e riflettere sulle macerie del presente.

IL CAPOLAVORO
SU YONGE STREET:
ELGIN & WINTER
GARDEN THEATRE

Alberto Zambenedetti

Terzo appuntamento del reportage sui cinema nord-americani, a cura di Luca Peretti: protagonista è lo sbalorditivo Elgin & Winter Garden di Toronto, miracolo architettonico tra i capolavori sopravvissuti di Thomas W. Lamb, ancora aperto a preziose connessioni con il cinema contemporaneo.

LE MIGLIORI
SERIE TV
DEL 2017

Filmidee

Una ricognizione delle migliori serie tv del 2017, dopo un'annata in cui la serialità televisiva ha dimostrato di sapersi nutrire del presente e lanciare nuove scommesse sul futuro.

THE FILMS THAT
ONCE WE HAD

Chiara Grizzaffi

Con Vertigo di Alfred Hitchcock a rappresentarne la matrice, The Green Fog di Guy Muddin e dei fratelli Johnson diventa un tentativo di "remake" che, attraverso una collezione di materiali, trova il modo per scendere a patti con l'ossessione verso il passato, rifiutando ogni attaccamento feticistico e tenendo lucido lo sguardo sulla natura effimera e profonda del nostro amore per le immagini.

IL TEATRO DELLA STORIA

Giampiero Raganelli

Con Liberté, opera teatrale allestita al Volksbühne di Berlino, Albert Serra mette ancora una volta in scena il crocevia storico tra Illuminismo e Romanticismo, libertinismo sadiano e capitalismo predatorio, schiavismo e colonialismo, religione e scienza.