Filmidee #7

Vincitrice del premio FIPRESCI nella sezione Panorama della Berlinale 2012, una pellicola enigmatica e romanticamente disperata, che in poco più di un’ora riesce a condensare lo spleen e la vitalità dell’età inquieta.

Il film di Rodney Ascher ci parla dell'eterno ritorno dell’interpretazione feticistica dei film, partendo dalla pellicola più ermetica della storia del cinema. The end of the cinephilia as we know it.

Prendendo a modello un caposaldo della storia del cinema come "Intolerance" di Griffith, i Wachowski e Tykwer ci regalano un ambizioso guazzabuglio divertente a tratti, ma noioso e predicatorio nel complesso.

Tornatore imbastisce un thriller apparentemente rigoroso e glaciale in opposizione all’enfasi lirica dei suoi kolossal. Ma l’adesione ai cliché del genere, trasformano il film in un vuoto esercizio di stile.

Vincitore a Rotterdam, il film iraniano si colloca in una evidente presa di distacco dal cinema "dei padri". Lo sguardo del regista cinico e astratto tratteggia un conflitto generazionale, tra vecchi dinosauri e giovani sordomuti.

Presentato a Venezia Orizzonti, il film di Haifaa Al-Mansour è il primo in Arabia Saudita ad essere girato da una donna, che con tocco leggero, sa costruire ambienti e personaggi. Una piacevole sorpresa.

Nel suo ultimo film, Vinterberg disegna una comunità (globale?) autosufficiente, nel quale i personaggi, tipizzati e quasi bidimensionali, sono ingranaggi di supporto per una narrazione meccanica.

Dal festival di Rotterdam, il potente esordio della serba Maja Milos: un film che si occupa di adolescenti dai comportamenti a rischio, senza alcun moralismo e senza cadere nella banalità del pamphlet sul degrado giovanile.

Uno dei più interessanti film orientali di Rotterdam, ci accompagna nell'universo globale di chi sta tentando il successo nel melting pot di Habu Dabi. Un film sulla condizione femminile e le aspirazioni contemporanee.

Regista lontano dalle mode, Vlado Škafar sembra interessato unicamente ai sentimenti basilari: amore, la paura della morte, il passare del tempo, svelati attraverso i piccoli gesti della quotidianità. Come in Ozu.