LA GUERRA È DICHIARATA
Un racconto semplice e spiazzante, che omaggia in modo personalissimo la Nouvelle Vague e che parte dall'esperienza autobiografica per trascenderla in una forma poetica universale.
C’ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA
Noir, road movie, commedia, dramma cechoviano: il sesto lungometraggio di Nuri Bilge Ceylan mescola temi e toni differenti per raccontare gli uomini e la realtà di un paese sospeso fra arcaicità e moderno.
INTO THE ABYSS
Davanti a un efferato fatto di sangue, l'ultimo “documentario” di Herzog non cerca mediazioni culturali o politiche: si sporge a scrutare l'orrido fino in fondo, nietzschianamente. Una pura mostrazione dell’abisso.
UN AMORE DI GIOVENTÙ
Al suo terzo film, la giovane Mia Hansen-Løve ha raggiunto la maturità: uno sguardo fine, profondo e aperto al mondo che stupisce per la capacità di far dialogare l'interiorità con l'esteriorità in raffinate architetture sentimentali.
FLORENTINA HUBALDO, CTE
Attraverso la storia della protagonista, una donna affetta da una malattia degenerativa, Lav Diaz propone una riflessione universale sull’origine del male, della violenza e della crudeltà.
COSMOPOLIS
C’è più emozione nell’esame di una prostata asimmetrica che in un rapporto sessuale: Cronenberg ci guida in un viaggio infernale nella carne putrefatta del capitalismo, dove la morte pervade ogni momento.
L’EXERCICE DE L’ÉTAT
Il film di Scholler traccia il ritratto, pubblico e privato, di un ministro (forse conservatore) scisso fra la propria coscienza e la necessità del compromesso. Un visionario film politico sull'Era di Sarkozy.
SISTER
Orso d'argento a Berlino 2012, un buon film, semplice e chiaro, che sconta purtroppo il tentativo (non riuscito) di emulare il cinema dei Dardenne: il rigore stilistico non va confuso con il freddo didascalismo.
THE DEEP BLUE SEA
Adattando un testo teatrale degli anni Cinquanta, Terence Davies ritorna alle atmosfere ovattate e malinconiche della sua “Old England”: senza compiacimenti stucchevoli, ma con un delicato stile pittorico.
LE PALUDI DELLA MORTE
A dieci anni dall'esordio, Ami Canaan Mann firma, sotto l'egida produttiva di papà Michael, un thriller nebbioso, ostico, di non facile lettura: un'opera imperfetta, ma senza dubbio affascinante.
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