WAITING FOR THE BARBARIANS
Presentato in concorso a Venezia nel 2019, l'ultimo film di Ciro Guerra raccoglie gli echi letterari di un mondo altro, seppur simile al nostro, rinnovando l'urgenza morale di indagare il rapporto controverso che l’Occidente intrattiene con il diverso.
VENEZIA 77: SAMP
L'ultimo film di Antonio Rezza e Flavia Mastrella è un'opera militante, tutt'altro che conciliante. Samp è il killer del Sud Italia che uccide nonne e bambini per estirpare le radici che ci tengono legati alle tradizioni, quelle che paradossalmente vengono difese a spada tratta dal cinema d'autore italiano.
MIGNONNES
Sterilmente accusato di istigare alla pedofilia femminile, il primo lungo della regista franco-senegalese Maïmouna Doucouré, racconto di formazione di una preadolescente che cerca nel ballo lo strumento per sfuggire ai dettami della propria comunità, ha il merito di sostituire all’immaginario stereotipato del bambino il corpo vero, vivo ed esuberante delle sue protagoniste.
TENET
L’immagine di Christopher Nolan non è falsa, ma falsificata, nella piena consapevolezza della fine della vista, della fine del conoscere come senso dominante: la speranza è riposta altrove, nell’atto di fede, nell’atto del cuore nei confronti della realtà materiale delle cose.
STO PENSANDO DI FINIRLA QUI
Nel suo terzo lungometraggio da regista Charlie Kafuman ripercorre i punti più profondi della sua poetica e li concentra in un film allo stesso tempo personale e universale, che racconta un presente ormai completamente dismesso, in cui anche il dolore più acuto diventa percorribile in ogni senso, perché plasmato e appiattito dal conformismo dello spettacolo.
NOTTURNO
Accolto dalle polemiche ed escluso dal palmarès di Venezia, il nuovo film di Gianfranco Rosi è un’opera potente e radicale che mette in discussione il ruolo dello spettatore di fronte ai teatri di guerra e ne libera lo sguardo solo nel finale, richiamando a un’attribuzione forte di responsabilità.
VENEZIA 77: UN RIGOROSO NATURALISMO
In Oaza (Oasis) il regista serbo Ivan Ikic riprende con un realismo naturalizzato nel cinema est europeo il contesto drammatico della vita di tre ragazzi all’interno di un istituto per persone con disabilità mentale vicino Belgrado, creando motivi di interesse narrativo ma non aggiungendo molto all'immaginario del genere, mentre in Conference il regista russo Ivan Tverdovskiy, rievocando la tragedia avvenuta nel 2002 al teatro Dubrovka, propone un testamento lucido e caustico di quel filone che, più che rievocare scenograficamente gli eventi storici, riflette sul loro dramma perpetuato nel tempo.
ASSANDIRA
Otto anni dopo Bellas Mariposas Salvatore Mereu torna a raccontare una Sardegna verace e sgradevole, persino respingente. Assandira parla anche e soprattutto della bellezza della terra sarda, ma non la mostra, perché il dramma famigliare al centro della storia, che degenera nel noir autodistruttivo, non ha bisogno di un contesto rassicurante oppure di location mozzafiato, ma solo di bruciare, nella sua disperazione.
VENEZIA 77: NOMADLAND
Il secondo lungometraggio di Chloé Zhao nutre la sua poetica grazie a una nociva confusione tra alba e tramonto, tra le speranze delle origini e lo stadio terminale in cui versa l’America di oggi. Un'operazione filmica il cui successo è regolarmente e prevedibilmente commisurato alla sua furbizia, spacciando a buon mercato l’idea ruffiana e consolatoria per cui nessuna degradazione è sufficientemente grande da non essere temporaneamente appagata dal placebo del consumo.
VENEZIA 77: WIFE OF A SPY
Nel suo ultimo film Kurosawa svuota le strutture classiche del film di spionaggio di ogni contenuto e ne fa un puro sistema di forme in movimento, predisponendolo a riempirsi di nuovo con un potente sottotesto grazie a cui opera infine la propria personale deviazione dalla purezza delle coordinate del genere.