Si chiama maestro Atanus, all’anagrafe Achille Sidoti: cartomante televisivo ma anche su appuntamenti privati, leggasi il numero in sovrimpressione. Esperto conoscitore dell’arte rossa, dell’occulto, cattolico fedelissimo e buon consigliere. Soprattutto buon consigliere.
Divinazioni, presentato nel Concorso Internazionale Lungometraggi del 61° Festival dei Popoli, appare come un documentario sulla superstizione, ma si rivela un sofisticato film sulla precarietà delle certezze umane. Nel susseguirsi delle scene, il regista Leandro Picarella ci invita prima a empatizzare con il protagonista, per poi riportarci alla realtà dei fatti: quest’uomo è un impostore, inganna le persone per guadagnarsi da vivere. Ma il film concede continue svolte e, snodandosi nel proprio arco drammaturgico, ci racconta che il cartomante ha anche un punto debole: la buona riuscita delle sue predizioni dipende da qualcun altro. Il continuo susseguirsi di turning point, piuttosto atipico per un documentario d’autore italiano, dimostra che chi sta dietro alla camera non si limita a riprendere la vita delle persone, ma sceglie piuttosto di costruire (anche a costo di architettare alcune sequenze) una trama originale e inattesa, permettendo agli schemi sottotestuali di dispiegarsi al meglio.
La divinazione è la capacità di ottenere informazioni, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali; tale pratica si esprime spesso attraverso un rituale, solitamente in un contesto religioso, e può basarsi sull’interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi, oppure manifestarsi attraverso una rivelazione.
Il film è un’analisi tagliente sulle nostre debolezze, sul bisogno dell’uomo di dover far ricorso alla superstizione per sopravvivere alle sue insicurezze. Ma il regista non si limita a questo, affondando il proprio sguardo fino alle radici precarie dell’essere umano e facendo saltare i ponti fra vittima e carnefice, piazzando tutti sullo stesso piano naturale di affabulazione e coercizione. Dal mondo deprimente della televisione a quello privato dell’incontro casalingo, non cambia il desiderio degli uomini di sentirsi accuditi, consigliati, amati. Un film che, se talvolta si fa portavoce di verità un po’ troppo altisonanti, restituisce uno spaccato reale e convincente del misero destino che ci è dato in sorte.