Apolide, outsider perenne, Lech Kowalski ha trovato nella New York degli anni settanta un luogo brulicante di energia e di conflitti. Ha raccontato come nessun altro l’esplosione del punk, mettendo in evidenza la carica eversiva e la tendenza all’autodistruzione propria del movimento e delle sue stelle cadenti. Ha filmato le star del porno, gli homeless del Lower East Side, i giovani anarchici di Cracovia e gli orfani afghani, con occhio attento alle dinamiche sociali e ai meccanismi di sopraffazione. Il suo è un cinema spiazzante, percorso da una vitalità struggente anche nel testimoniare i drammi più atroci.
East of Paradise (2005) è il suo capolavoro: spaccato tra la testimonianza della madre deportata in Russia e il racconto autobiografico, sintetizza al meglio il desiderio di servirsi del cinema per trovare una voce propria e al tempo stesso renderla depositaria di una memoria condivisa.
Nato a Londra e si è trasferito giovanissimo a New York dove ha frequentato la School of Visual Arts prima di dedicarsi al cinema. I suoi film sono stati presentati ai maggiori festival internazionali, tra cui Cannes, Locarno, Berlino e Venezia. Retrospettive a lui dedicate hanno avuto luogo alla Cinématèque Française di Parigi, al Docs Forum di Città del Messico e all’Infinity Festival di Alba.