La recente bancarotta del venditore internazionale Fortissimo Films rappresenta un’enorme perdita per l’industria del cinema indipendente. Attiva da 25 anni, la compagnia con sedi ad Amsterdam e Hong Kong è stata tra i pionieri nella diffusione del cinema asiatico e d’autore, rappresentando film di registi come Wong Kar-wai (In the Mood for Love), Tsui Hark (Seven Sowrds) e Jim Jasmusch (Mystery Train), e documentari di Andrew Jarecki (Capturing the Friedmans), Robert Kenner (Food Inc.), Morgan Spurlock (Super Size Me) e Martin Scorsese (Shine a Light).
Rinomata per l’impeccabile tatto nel tenersi alla larga dal mainstream, Fortissimo negli ultimi anni ha lanciato film come Black Coal, Thin Ice di Yi’nan Diao (Orso d’oro a Berlino nel 201) e Theeb di Abu Nowar (Leone per la Miglior regia a Venezia nello steso anno). Benché i premi non siano necessariamente sinonimi di successo al box office, il fallimento della compagnia ha provocato uno shock nella comunità del cinema indipendente. “È stata una sorpresa” ha dichiarato Nancy Gerstman, co-fondatrice del distributore indipendente Zeitgeist Films “erano un punto di riferimento ormai da molti anni”. Fondata dai produttori Wouter Barendrecht e Helen Loveridge, l’azienda è passata alla direzione di Michael Werner quando Loveridge ha lasciato e dopo la morte di Barendrecht nel 2009. Ora sarà un amministratore olandese a deciderne le sorti, in cerca di un’acquirente o di un rifinanziamento.
Intanto, ecco tre considerazioni legate alla bancarotta di Fortissimo.
1. Il pubblico giovane non va a caccia di film d’autore
Le nuove opzioni di home entertainment proposte da Netflix, Hula e Amazon hanno evidentemente preso una fetta del mercato theatrical, ma l’interesse da parte dei “millennials” nel cinema gestito da Fortissimo è più basso rispetto a quello delle generazioni precedenti. “Un tempo, gli studenti erano entusiasti di poter vedere il nuovo film di Kusturica” ha detto Marcus Hu, co-fondatore del distributore indipendente Strand Releasing “ma oggi ci sono segnali di forte disinteresse da parte della cultura giovanile, e il dialogo è abbastanza scarso”.
2. Il boom del cinema cinese non ha ricadute sulle piccole produzioni asiatiche
Si prevede che nel 2017 il mercato cinese eclisserà quello americano. E se questa tendenza ha attratto l’interesse di Studios come la Warner Bros., che ha appena lanciato un fondo per sovvenzionare film in lingua cinese con la RatPac Entertainment di Brett Ratner, da tali investimenti difficilmente trarranno giovamento le piccole produzioni. Al contrario, si presume che quelle a grosso budget, come il progettato film di supereroi in lingua cinese di Joe e Anthony Russo (autori di Captain America: Civil War), riproporranno il modello Marvel in Cina. I fratelli Russo hanno fondato lo studio Anthem & Song con base a Pechino all’inizio di quest’anno.
3. I distributori indipendenti fanno i conti con le stesse sfide imposte a Fortissimo dal sistema
Il giorno stesso in cui Fortissimo ha dichiarato bancarotta anche il distributore indipendente Metrodome, noto per la diffusione di film in lingua originale e d’essai, ha avviato la pratica di “bankrupt protection”. “I territori non acquistano più questo tipo di film perché funzionano poco” ha spiegato Hu “e se nessuno li compra, gli agenti a chi li vendono?”. Metrodome stava per distribuire in Inghilterra l’esordio alla regia di Brady Corbet, The Childhood of a Leader, poi passato alla londinese Soda Pictures per l’uscita in sala. La stessa che distribuirà su suolo inglese Personal Shopper di Assayas a ottobre.
(testo pubblicato originariamente su Indiewire)