All’inizio di Bella addormentata, il senatore del PDL Uliano Beffardi, davanti alla TV, apre una copia de “Il Giornale”. Pochissimi secondi dopo, e in indubitabile continuità temporale, la ripiega e ripone – ma il quotidiano è ora “La Repubblica”. Un goof tra i più memorabili di sempre, perché la sua incontestabile involontarietà entra in clamorosa risonanza con uno degli assunti del film. Altrove, infatti, sua figlia Maria (militante anti-eutanasia) viene aggredita da un giovane (Pipino) di opposta fede politico-sociale, che più tardi si rivelerà non meno ciecamente integralista di lei: griderà slogan perfettamente religiosi (Eluana è in croce, lasciatela andare in paradiso). Gli opposti, insomma, si rivelano vicinissimi. Cosa unisce l’uno e l’altra? Come spesso in Bellocchio, una figura materna spaventosamente ingombrante (alle radici delle convinzioni di Maria, c’è il ricordo della madre morente, in coma).