Il 2011 segna il 40° anniversario della nascita della prima cooperativa francese di registi. Per celebrare l’evento, lo scorso settembre il Centre Georges Pompidou di Parigi ha ospitato per diversi giorni consecutivi una serie di pellicole selezionate da Marcel Mazé (1), presidente e fondatore del Collectif Jeune Cinéma (CJC), nome con cui da sempre è nota la cooperativa (2). La serata di apertura, il 24 settembre presso il Cinéma 2 del Centre Pompidou, è circondata da trepidante attesa per la presenza di soci di ogni epoca. Il programma, presentato personalmente e con grande affetto da Mazé, include, tra gli altri, Notes on the Circus (1966) di Jonas Mekas, Focalises (1980) dello Mazé, Merce Cunningham (1962) di Jackie Raynal (3) e Le départ d’Euridice (1969) di Raphaël Bassan, anch’egli uno dei fondatori della cooperativa all’epoca in fui redatto il suo manifesto, nel giugno del 1971.
È l’incontro tra Marcel Mazé e Jonas Mekas alla proiezione di Notes on the Circus – che Mazé aveva programmato nell’ambito della rassegna Rencontres Internationales du Jeune Cinéma de Hyères (4) nel 1971 – a ispirare Mazé a creare il Collectif Jeune Cinéma sul modello della Film-Makers’ Cooperative di New York (5). Sino ad allora, il concetto di recuperare e distribuire film indipendenti, sperimentali e d’avanguardia era poco diffuso – se non inesistente – in Francia. Il CJC diventa così la prima cooperativa di registi francesi a dedicarsi alle opere underground francesi e internazionali. Successivamente, vengono fondate altre cooperative, quali Cinédoc (6) e Light Cone (7), tuttora esistenti. Sebbene abbia dovuto affrontare diverse sfide e profondi cambiamenti nel corso della sua attività, il CJC è oggi decisamente vivo e in ottima salute, con un catalogo di circa mille pellicole di registi francesi e di tutto il mondo.
In Francia, gli eventi del ’68, accompagnati da una forte rivendicazione della libertà di espressione, continuano a esercitare negli anni ’70 una notevole influenza sul modo di vivere delle persone comuni e sull’universo creativo e artistico, compreso il cinema. In ambito cinematografico, affiora l’interesse per i film d’avanguardia e underground, che fanno la loro comparsa a Parigi in ambienti quali l’American Center for Students in Boulevard Raspail nel 14° distretto e la Cinématheque Française di Henri Langlois. Sono i registi francesi quali, tra gli altri, Jean-Luc Godard, Marguerite Duras, Philippe Garrel, Pierre Clémenti e Jonas Mekas negli Stati Uniti e diversi cineasti in Giappone, Grecia e Germania a offrire un fondamentale apporto a una forma diversa e indipendente di fare cinema. Al tempo, anche i Rencontres Internationales du Jeune Cinéma de Hyères, con lo scopo ben preciso di proporre opere prime e seconde di registi emergenti, rappresentano un contesto d’avanguardia. La rassegna diventa uno dei principali festival di cinema in Francia, con ogni probabilità secondo solo dopo Cannes, frequentatissimo dalla stampa e smanioso di conoscere e far conoscere registi e autori indipendenti. Vengono proiettate, tra le altre, opere di Jean Eustache, Andre Delveaux, Jean-Daniel Pollet, Philippe Garrel, Marcel Hanoun, Carmelo Bene e Diourka Medvecz.In questo clima di creatività e mutamento sociale, giunge a Parigi dalla tranquilla Brest, città natale della Bretagna, il giovane Marcel Mazé per frequentare gli studi di legge.
“Ho avuto un’infanzia assolutamente normale, senza eventi particolari”, dice, “nulla mi ha mai scosso né traumatizzato fino alla perdita di mio padre nel 1959, quando, appena diciottenne, decisi di trasferirmi a Parigi per i miei studi”. La capitale lo espone a una serie di incontri affascinanti ed eccitanti. Nel 1967, Mazé ottiene un lavoro presso l’ufficio legale dell’Agence France Presse (AFP). Un amico, Philippe Cambuzat, gli propone il ruolo di amministratore contabile per la sua rivista di cinema, Cinéma 9, fondata nel 1969. Mazé accetta. La prima uscita di Cinéma 9 contiene un ampio servizio sul Film Festival di Hyères, con uno speciale in cui il presidente e fondatore del festival, Maurice Périsset, e il socio Michel Chatelin illustrano con dovizia di dettagli l’edizione 1969 dei Rencontres Internationales du Jeune Cinéma de Hyères.
Questo incontro segna l’inizio di una nuova vita e di una nuova cultura cinematografica per Marcel Mazé. Uomo attento alla libertà di espressione e all’indipendenza, la scoperta di un tipo di cinema “diverso” – underground, sperimentale e indipendente – lo porta con grande passione e impegno a difendere e promuovere questo nuovo genere per il resto dei suoi giorni. In tale ottica, Mazé ha l’intuizione e lo spirito di creare il CJC e di assumersi il compito, non certo agevole, di programmare questi film nell’ambito del festival internazionale di cinema di Hyères dal 1971 fino alla sua ultima edizione nel 19838.
Sullo sfondo di Parigi, l’intervista che segue ha luogo nel loft di Marcel Mazé al quinto piano di uno stabile in Boulevard Saint-Denis (concepito per la proiezione di film e con uno studio ricco di archivi e riviste, locandine e volantini, e pagine e pagine di scritti… che dice di volere ultimare e organizzare). Ci accomodiamo in un immenso soggiorno e Marcel inizia a parlare degli esordi, del lungo percorso del CJC e di come nel 1970, per chissà quale destino, i Rencontres Internationales du Jeune Cinéma de Hyères e il CJC si preparassero a diventare il fulcro della sua esistenza.
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Negli anni ’60 lei non aveva quasi alcun legame con il cinema, poi un giorno l’incontro con la rivista Cinéma 9. In che modo cambiò la sua vita?
All’epoca ero attratto principalmente dalla classicità nel cinema, nella pittura e nella letteratura, e conoscevo poco o nulla dell’arte astratta o delle nuove tendenze letterarie, tanto meno di un nuovo genere cinematografico.
Dal momento in cui decisi di impegnarmi con Cinéma 9, mi sono sentito immediatamente parte della rivista e del team. Non avevo idea che quell’interesse avrebbe segnato la mia esistenza. Iniziai a frequentare regolarmente le sale e ad assistere a proiezioni di film d’avanguardia.
Il mio shock cinematografico, oltre che estetico, avvenne una sera agli inizi del 1969, quando mi recai alla Cinémathèque Française presso cui Henri Langlois stava proiettando opere del “New American Cinema”, con Jonas Mekas che presentava il cartellone e il suo film Notes on the Circus, insieme ad altre opere di Stan Brakhage, Gregory Markopulos e Kenneth Anger. Questi film erano i più incredibili e appassionanti che avessi mai visto in tutta la mia vita. Per me, che venivo da Brest, la mia piccola città natale in Bretagna, dove tutto era così convenzionale, dove non accadeva mai nulla che potesse definirsi minimamente straordinario, quel nuovo genere cinematografico mi provocò un’autentica scossa a livello emotivo e pratico.
Rimasi totalmente rapito dall’aperto anti-conformismo e dall’assoluta mancanza di ipocrisia di queste pellicole, dalla loro libertà e immediatezza nel mostrare ciò che sino ad allora era stato considerato tabù e oggetto di censura. Trattavano temi legati alla sessualità, alla storia, alla società, all’estetica, alla dimensione personale, talvolta lontani da una vera linea narrativa, e l’autore era colui che aveva l’ultima parola sul montaggio, sul suono e sull’approccio iconografico, poiché l’opera rappresentava la sua visione personale. L’esatto opposto di quanto avveniva con i film economicamente più ricchi che venivano proiettati nei normali circuiti cinematografici.
All’epoca, i Rencontres Internationales du Jeune Cinéma de Hyères godevano di un rispetto tale tra le riviste di cinema da spingermi a proporre a Philippe Cambuzat e ai collaboratori della rivista Cinéma 9 di organizzare una selezione di opere indipendenti al festival di Hyères. Non erano per nulla interessati alla mia idea, ma decisero di mandarmi al festival in segno di riconoscenza per il lavoro che stavo svolgendo. È qui che la mia vita assunse una piega del tutto inaspettata! Maurice Périsset, presidente e fondatore dei Rencontres Internationales du Jeune Cinéma de Hyères (noto dal 1975 con il nome di Festival International du Jeune Cinéma de Hyères) mi sentì parlare con tale entusiasmo dei film visionati alla Cinémathèque Française da propormi immediatamente la programmazione di un cartellone per l’anno successivo all’interno del suo festival (che diede origine più tardi alla sezione “Cinéma de Demain”, diventata poi “Cinéma Différent” nel 1974). Ecco come ebbe inizio la mia avventura!
In che modo recuperava e sceglieva i film? E come s’inserì il CJC?
Il CJC e il festival di Hyères avevano un legame molto stretto. Personalmente ero determinato a proiettare le pellicole che avevo scoperto e desideravo “scavare” alla ricerca di film “diversi” provenienti da tutto il mondo. Henri Langlois, che ammiravo notevolmente e avevo avuto l’onore di incontrare grazie a Maurice Périsset, mi diede tutti i contatti di cui avevo bisogno e di conseguenza mi aiutò ad avvicinarmi a molti cineasti e ai loro lavori. Ad esempio, Noël Burch di Parigi, Jonas Mekas di New York, la London Filmmakers Co-op e successivamente registi tedeschi e italiani che mi hanno dato l’opportunità, ogni anno, di visionare e scegliere i film. Mi sarei recato a New York, in Italia, Austria, Germania e ovunque vi fosse stato bisogno e avrei trascorso ore e ore a guardare queste pellicole straordinarie.
E il CJC?
Quando Mekas mi parlò della cooperativa cinematografica che aveva creato a New York, avvertii la necessità di fare la stessa cosa in Francia poiché non vi era nulla di simile, così all’inizio fondai il CJC con l’obiettivo di archiviare film da noi distribuiti o selezionati. Ecco come il CJC entrò a far parte dell’edizione 1971 di Hyères. Inoltre, nel 1970 decisi di proiettare alcuni film, a nome mio e della cooperativa, in diverse sale di Parigi, per un anno intero, in modo che il pubblico avesse l’opportunità di familiarizzare con questo nuovo genere (è in questa occasione che incontrai alcuni degli altri co-fondatori con cui stesi lo statuto del CJC nel giugno 1971).
Come vennero accolti la prima selezione e il primo cartellone al festival di Hyères nel 1971?
Be’, quella fu un’altra occasione emozionante che dimostra la fiducia di Périsset in me. I film di apertura e chiusura che avevo scelto per l’edizione 1971 erano Vladimir et Rosa di Jean-Luc Godard (9) e Jaune le soleil di Marguerite Duras. Accettati dal Consiglio Amministrativo del Festival, furono considerati scandalosi dal Consiglio Municipale di Hyères, per cui venimmo esiliati a Tolone l’anno successivo! Duras rimase fedele a noi e venne spesso al festival a darci sostegno.
Duras, Terayama e Lonsdale al Festival di Hyères a Tolone, 1975
Rientrammo a Hyères, città natale del festival, solo nel 1977 quando fu rieletto un consiglio socialista. In ogni caso, il festival a Tolone fu particolarmente esaltante, aveva attratto spettatori, critici, registi, distributori e gente da ogni parte. Tutte le proiezioni si trasformavano in eventi infuocati. Gli spettatori esprimevano a gran voce la propria opinione e la proiezione diventava una sorta di dibattito violento sul “vecchio” e sul “moderno”. Era fantastico, così come era evidente che qualcosa nella società stesse cambiando. Per placare gli animi e tenere aggiornati gli spettatori, Maurice Périsset (nonostante la sua inclinazione a un cinema più tradizionale) impose la continuazione della sezione “Un autre cinéma”, affiancandola a un’altra. Ci sarebbero state quindi due sezioni distinte dirette da due persone distinte. Jacques Robert fu scelto per la sezione “Cinéma d’aujourd’hui” (cinema di oggi) e io, fino all’ultima edizione nel 1983, fui destinato alla sezione “Cinéma de demain” (cinema di domani), diventata poi “Cinéma différent” nel 1974.
[Nota: nell’ascoltare Marcel, notavo come ogni volta che pronunciava “l’ultima edizione del festival nel 1983” veniva preso da un nodo nostalgico, quasi doloroso, alla gola. A questo punto decisi di fargli una domanda personale.]
Ritiene che la fine del festival, nel 1983, abbia provocato in lei uno shock simile a quello provato in gioventù alla morte di suo padre, una scomparsa improvvisa?
Non avevo mai ragionato in questi termini prima, ma credo sia così, mi sentii orfano in entrambi i casi. Nella mia esistenza, tutto ha contribuito a formarmi professionalmente ed emotivamente, proprio come l’incontro con registi da tutto il mondo che creavano film ricchi e sorprendenti. Un’energia estremamente motivante.
L’influenza dell’attività creativa indipendente negli anni 70 e 80 era enorme, creò una nuova generazione di storici, insegnanti e critici esponenti di questo genere “diverso” e ammaliante che ebbi la fortuna di promuovere a Hyères. Rappresentando quasi una fonte di ispirazione, alla presenza di pensatori entusiasti, in un contesto creativo… molti iniziarono a teorizzare e scrivere, insegnare e trasmettere. In Francia questo genere rappresentava ancora un terreno inesplorato e Hyères era una delle sedi principali in cui presentare opere sperimentali. Improvvisamente, l’immenso piacere provato per 12 anni nel selezionare e programmare con passione film sbalorditivi e, come detto, nell’incontrare registi e intellettuali seducenti stava giungendo a una fine improvvisa. Mi sentivo come se stessi per lasciare una parte della mia famiglia. Sono occorsi diversi anni per elaborare il lutto.
Cosa ne è stato del CJC e del suo archivio?
Il CJC e il Festival di Hyères avevano un legame così stretto che il compito di gestire il CJC e di trovare altri distributori per gli associati e le loro pellicole, oltre al festival di Hyères, sarebbe diventato immane. Sapevo bene che non sarei riuscito a sostenere i registi come avevo fatto sino ad allora, così abbiamo registrato i film in archivio a nome del CJC con un’altra cooperativa cinematografica, Light Cone (LC), per quasi un decennio, da 1989 al 1998.
Come si è evoluto il CJC nella sua forma attuale?
Nel 1995, Jean-Marc Manach e un gruppo di studenti principalmente della Sorbona Paris VIII, università in cui viene insegnato il cinema d’avanguardia, mi chiesero di tenere diversi simposi sul CJC e sul Festival International du Jeune Cinéma de Hyères. Ci incontravamo regolarmente per intavolare discussioni e condividere idee stimolanti. In brevissimo tempo, ci siamo trovati a immaginare un festival sullo stile di quello di Hyères in cui, solo per la prima edizione, avremmo proiettato film presentati a Hyères. Per ottenere sostegno e concessioni, creammo un’organizzazione no profit chiamata “D’un cinéma l’autre” (DCA). Sarebbero stati necessari un paio d’anni per trovare un luogo appropriato, ma iniziammo a proiettare film regolarmente in uno spazio che si chiamava “Confluence” nel 20° distretto di Parigi. Nel frattempo, alcuni registi appartenenti alla cooperativa LC/CJC avevano espresso il desiderio di riavere le loro pellicole in quanto ritenevano non fossero state distribuite nelle modalità e con la frequenza inizialmente promesse.
Dopo aver lasciato l’Agence France Press nel dicembre 1997, disponevo di più tempo per concentrarmi sul CJC e il festival. Convocai un’assemblea generale in cui fu deciso di riprendere lo statuto del CJC del 1980 e di preparare a fianco del DCA il nuovo festival “De Hyères à aujourd’hui, Festival des Cinémas Différents” a Parigi.
Il DCA ottenne una concessione dal Centre National de la Cinématographie (CNC) per l’avvio del festival e per la distribuzione dei film in cartellone da parte del CJC. Fu un vero successo. E mi sentivo incoraggiato a proiettare film settimanalmente, con l’aiuto dei soci del CJC, presso il “Cinéma La Clef” nel 5° distretto di Parigi, dove ancora oggi proponiamo “normali proiezioni” di opere vecchie e nuove.
Dopo l’implosione all’interno dell’associazione DCA, fui spinto dagli altri membri del CJC a continuare e a organizzare la seconda edizione del festival (13-17 dicembre 2000). Decisi di accettare in nome del CJC e di uno studente di cinema in grado di ottenere una concessione dallo Stato. Si trattava della prima concessione di questo tipo che ottenevamo e da allora è stata attribuita a ogni amministratore che si sia succeduto. Senza di questo, non avremmo potuto operare come abbiamo fatto. Gli associati e i film si sono moltiplicati, e ora disponiamo di un migliaio di titoli in catalogo.
Una cooperativa cinematografica come il CJC può ancora avere un senso oggi?
Certamente! C’è e ci sarà sempre spazio per un cinema “diverso” e sperimentale poiché è un’espressione della vita! Si tratta di una forma d’arte cinematografica storica e impegnata. Anche se questo genere non è molto diffuso tra il grande pubblico, è oggetto di scritti, viene insegnato nella università francesi, europee e di tutto il mondo, esposto nei musei d’arte moderna e nelle gallerie d’arte, e le nostre cooperative sono impegnate nei festival e nei numerosi incontri in sale e cineteche per garantirne la presenza e la proiezione.
Post scriptum
La nostra conversazione è proseguita su un livello più personale, Parigi sembrava lontana ora che parlavamo della Bretagna e del tempo trascorso da Marcel in quella regione che ancora oggi, durante l’anno, visita spesso. Ama camminare lungo la spiaggia vicino casa, meditando mentre osserva le onde. Come ha detto, la sua è stata un’infanzia tranquilla ed è qui che potrà trovare sempre la pace di un tempo.
Il Festival des Cinémas Différents de Paris, creato dal CJC nel 1999 (dallo scorso anno si chiama Festival des Cinémas Différents et Expérimentaux de Paris) celebrerà quest’anno (dal 6 all’11 dicembre 2011) il suo 12° compleanno e sarà un evento emozionante poiché celebrerà anche il 40° anniversario del CJC, una ricorrenza che dimostra la passione e la volontà necessarie a perseguire la missione di diffondere e sviluppare il genere cinematografico sperimentale. L’impegno che è stato necessario ad affrontare i cambiamenti, le perdite, le rinascite e l’evoluzione per rivelare ad altri un genere cinematografo che alterna il riconoscimento all’oblio.
Questo è lo spirito che ha mosso Marcel Mazé negli anni 60, trasformandolo in uno dei principali ambasciatori di un genere cinematografico “diverso”. Il 40° anniversario diventa così una celebrazione non solo del CJC, del cinema sperimentale e “diverso”, ma un omaggio all’energia che lo ha mantenuto vivo, con la passone di altri uomini e donne, fino a oggi.
Il CJC è l’espressione artistica di Marcel, il suo film, il suo ballo, il suo libro, il suo quadro… la sua progenie.
NOTE
(1) Blog di Marcel Mazé http://www.tictalik.com/
(2) http://www.cjcinema.org/
(3) Si veda un estratto da “Merce Cunningham” su: http://www.youtube.co m/watch?v=-rRrVlaK_TQ
(4) Con sede nella città costiera meridionale di Hyères, Rencontres Internationales du Jeune Cinéma il de Hyères fu negli anni della sua esistenza, dal 1965 al 1983, il secondo festival più importante in Francia.
(5) http://film-makerscoop.com/
(6) www.cinedoc.org
(7) http://lightcone.org/en/about-light-cone.html
(8) Hyères dovette misurarsi con un radicale cambiamento politico: il Consiglio Municipale di sinistra perse le elezioni e l’ala di destra succedutale chiese che la sezione di “Cinéma Différent” di Mazé fosse supervisionata da un appartenente al loro schieramento. Il Consiglio d’Amministrazione del Festival, nel rifiuto di cedere alle pressioni, fu costretto a tutti gli effetti a lasciare la città. Il mancato intento di ripartire da una città diversa segnò la fine del festival.
(9) Ufficialmente accreditato al Groupe Dziga Vertov, che, prima del 1971, faceva capo a Godard e Jean-Pierre Gorin.
Viviane Vagh è un’artista, regista di cinema e teatro, scrittrice residente a Parigi.
Intervista originariamente pubblicata su Senses of Cinema.
(Traduzione di Christian Olivo)