La porta per l’invisibile dev’essere visibile (1)
La pellicola è bella: conserviamola (2)

Film di Tacita Dean è la testimonianza di ciò che un singolo fotogramma di celluloide è in grado di produrre: una maniera fisica di vedere e percepire, la resa materiale di oggetti, elementi e fenomeni nei loro dettagli, luci e colori “troppo elusivi per la pixelizzazione del mondo digitale”. Troppo labili e fuggevoli. Il formato verticale dell’installazione, che riprende quello della pellicola in scorrimento, aspira a raggiungere una struttura poetica che stimola la percezione sensoriale e trasforma la parete orientale della Turbine Hall nella Tate Modern in uno spazio allo stesso tempo reale e illusorio. Film è un omaggio al formato analogico, una miniretrospettiva modernista dell’immagine in movimento – stralci d’immaginario d’ispirazione surrealista, tecniche arcaiche d’illusionismo cinematografico, mascherini, fotogrammi dipinti a mano o su vetro (3) – che mette in crisi la traslazione dell’oggetto film nella sua copia digitale.

Tacita Dean presenta una serie di ritratti di oggetti (una cavalletta, bacche rosse, un fiore rosa, un alluce, Mount Analogue, una lampadina sfarfallante, mare, scogli, nuvole e nebbia) stampati su pellicola, tagliati e rimontati in una forma-collage che ne rivela il realismo magico. Le inquadrature ravvicinate proiettate su uno schermo verticale a forma di torre rinunciano alla consueta ampiezza di respiro dello scope per focalizzare l’attenzione su singoli oggetti ed elementi (luce, acqua), micro-dettagli che si trasformano in eventi di spazio e tempo singolari e non contestualizzati narrativamente. Tale restringimento dell’attenzione produce un’inattesa profondità che si espande in verticale, un’immagine senza tempo in cui la realtà dell’oggetto si fonde con i dettagli magici che le danno movimento (il cambio di luce, il trascorrere del tempo, lampi di colore) catturati sul tessuto del film/pellicola. Un’immagine analogica non è una mera rappresentazione dell’oggetto ma un’impronta della sua realtà, vale a dire un’impronta dell’anima dell’oggetto, “dell’intimità della sua passione (movimento, agitazione, tensione, passività)” (4); così come la testimonianza di una presenza e di una consapevolezza, dell’esserci in un dato momento che oppone resistenza all’astrazione e all’assorbimento.

La morte della pellicola, per Tacita Dean, segna la morte del reale, provocata dall’eliminazione dell’inatteso causato dalla digitalizzazione, e la conseguente eliminazione dell’intervallo di tempo tra il momento in cui si filma qualcosa e la sua riproduzione, che porta sempre con sé una realtà extra: un dettaglio, un elemento ulteriore, un’ombra, un velo di luce, una variazione di colore che l’occhio non ha colto. Film non porta con sé la nostalgia del passato ma una speranza e una fiducia nella possibilità presente di filmare ciò che non si può immaginare, ciò che è magico.

NOTE

(1) René Daumal, Mount An Analogue: a novel of symbolically authentic non-Euclidean adventures in mountain climbing, Boston: Shambhala, 1992, p.14.
(2) Tacita Dean, Film is the reel deal – video in Tate Modern
(3) Cullinan Nicholas, WFilm still”, in Tacita Dean Film, Tate, 2011.
(4) Jean Luc Nancy, The Ground of the Image, Fordham University Press, 2005, p.5.

(traduzione di Alessandro Stellino)