È Radu Jude il nuovo protagonista della rubrica dedicata ai “Magnifici 10”: dieci autori indicano altrettanti film che ne hanno segnato la formazione professionale e l’apprendistato cinefilo.
Il regista rumeno è tra i più lucidi e corrosivi del nostro tempo. Il suo ultimo film Do Not Expect Too Much From the End of the World – uno dei film dell’anno appena trascorso per questa rivista – prosegue il lavoro di ricognizione sulla contemporaneità, portando avanti in maniera sempre più originale e radicale la riflessione sul dispositivo di rappresentazione.
Abbiamo posto a Jude, cinefilo appassionato e a tutto tondo, dieci domande affinché ci indicasse altrettanti film attraverso i quali interpretare il suo pensiero sul cinema e utili nel comporre una sorta di integrazione alla sua personale concezione d’autore.
Ha risposto alla sua maniera – ovvero disattendendo a volte le nostre attese – con riflessioni acute e sorprendenti, spiazzanti come lo sono le sue opere, spaziando dalle origini del cinema a TikTok.
1. Il primo film che ricordi di aver visto.
Non ho un’idea precisa. Sono cresciuto in campagna, dai miei nonni, e all’inizio lì non c’erano né cinema né televisori. Ricordo che a Bucarest andai con mio padre in uno dei cinema locali a vedere un film per bambini di Ion Popescu-Gopo, Maria Mirabela (1981, ndr). Era inverno e faceva un freddo cane all’interno del cinema che non era riscaldato; alla fine della proiezione ero quasi paralizzato.
2. Il film che ti ha fatto venire voglia di fare cinema.
Credo siano stati vari e il processo è stato lungo. Diciamo che il primo film che mi ha fatto capire che il cinema poteva essere diverso è stato Natural Born Killers di Oliver Stone (1994, ndr) quando avevo 16 anni. Certo, ora Stone è un orribile sostenitore di Putin, ahimè.
3. Il film di cui ti piacerebbe girare un remake.
In realtà ne ho appena realizzato uno. Si intitola Sleep #2 ed è una sorta di remake di Sleep di Andy Warhol. Verrà distribuito nel corso del 2024.
4. Un romanzo di Philip K. Dick che ti piacerebbe adattare.
Adatterei Ubik, credo. Lo girerei in Romania, in modo molto realistico e a basso costo, penso sarebbe l’approccio migliore. Ma posso fare un film da qualsiasi libro, ne sono sicuro: posso realizzare un brutto film adattando qualsiasi romanzo al mondo.
5. Un film rumeno che merita di essere riscoperto.
Bietele corpuri (Unfortunate Bodies) di Sonia Larian (1986, ndr). È un libro, non un film, ma utilizza molte tecniche di montaggio, quindi potremmo dire che è anche un film. Non è mai stato tradotto. Altrimenti Secvențe (Sequences) di Alexandru Tatos (1982, ndr).
6. Un film che scardina la separazione tra documentario e finzione.
Da un certo punto di vista, tutti. Per il resto, ora sono affascinato dai film generati dall’intelligenza artificiale. Non so come vederli, come analizzarli.
7. Il film più sovversivo di sempre.
Può un film essere davvero sovversivo? Ne dubito. E sono stufo di questa parola, ormai tutti i registi si considerano sovversivi e persino Barbie viene trattato da alcuni come un film sovversivo. Comunque, quando ho girato il cortometraggio The Potemkinists (2022, ndr), l’attore principale, Alexandru Dabija, che è un grande regista teatrale, ha rivisto La corazzata Potemkin di S.M. Eisenstein e ritiene che con questo film Eisenstein prendesse in giro Stalin e tutto il suo regime, l’ha trovato molto comico. Non credo che abbia ragione ma mi piacerebbe crederlo. Dopo tutto, dice Dabija, quando sulla nave ha luogo l’ammutinamento una breve inquadratura mostra il pianoforte (e anche questo è davvero divertente, cosa ci fa un pianoforte su una nave da guerra???) e sul pianoforte si vedono i fogli con una partitura: Momenti tragici di Tchaikovsky! Per non parlare delle sfumature gay (analizzate da Mark Rappaport in Sir Gay). Dunque questo potrebbe essere il film più sovversivo di sempre.
8. Il miglior film sul cinema.
Tutti i film sono film sul cinema.
9. Il film che mostreresti in una scuola di cinema.
Si può imparare da tutto, quindi non fa differenza.
10. L’ultimo film che hai visto.
Al cinema: Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese. In un festival: L’amour fou di Jacques Rivette in versione restaurata, un’esperienza molto toccante alla Viennale. Su un file piratato al computer: In Front of Your Face di Hong Sang-soo. Online, legalmente: Jean-Luc Godard a la Cinemateque Francaise su Henri, il sito della Cinemateque francese. Sempre online, su ubuweb: la raccolta L.A. Rebellion: Creating a New Black Cinema (1971-2006), di cui devo ancora vedere alcuni film. Su TikTok: l’utente Lacry Mychy ha postato un video dove balla magnificamente su una musica popolare rumena, moltiplicata su 3 schermi: Lumière e Melies contemporaneamente!
I MAGNIFICI 10 – GLI ALTRI REGISTI