Ogni canzone ha il suo suono ma anche la sua immagine, che anno dopo anno si rinnova, regalandoci stralci di cinema da far invidia alle sale.
Vogliamo proporvi una classifica parziale, che non elencheremo in ordine di qualità o preferenza, ma come la scaletta di una playlist da guardare e ascoltare insieme. 10 canzoni (anzi, qualcuna di più) come si faceva una volta coi cd masterizzati. Se state comodi e avete le cuffie nelle orecchie, potete anche schiacciare play.
Little Simz feat. Obongjayar – Point And Kill
Per puntare e uccidere così serve una mano di velluto. Un ritornello che ti entra in testa più di una filastrocca dell’asilo, sostenuto dagli incastri precisi e mortali di Little Simz, la Pam Grier della musica d’oggi. Alla pettinata scuola British si mescolano le radici della cultura Yoruba (gruppo etnico originario del Togo e della Nigeria) con le influenze dell’arte contemporanea africana. Che per farla breve, a differenza dell’opulenza pseudofemminista di Beyoncé, ha molta più classe, molta più fame e molto, molto più flow.
Pensate se Reygadas avesse impiegato la visionarietà di Battaglia nel cielo per raccontare un mondo dove le differenze non uccidono ma uniscono le persone. Senza falsi moralismi e con una buona dose di coraggio. Ora, immaginatevi che queste unioni avvengano per forza di cose in un’epoca in cui è in corso una quarantena globale, precisamente nel momento in cui vi siete iscritti ad un corso online di acquerello per ammazzare il tempo. Aggiungeteci gli archi e i cori gregoriani distorti dei Low. Scomparirete. La deformazione messa in atto dal gruppo, in bilico fra romanticismo e oblii postindustriali (in altre parole, il muro sfondato della frontiera digitale), viene resa benissimo anche dal video White Horses. Per noi il disco dell’anno.
Se posso permettermi, qui dentro c’è tutto quel che mi aspettavo dal nuovo film di Carax: ironia, commozione, glam jazz, fiato sospeso, grida in faccia, tanta tanta voglia di vivere. Addirittura una sperimentazione caleido/ippica che ammicca a Muybridge e all’archeologia dell’immagine. Qui di Carax rimane solo la scena della moto notturna.
Tyler the Creator – JUGGERNAUT
Nel nuovo disco, l’inarrestabile Tyler si è reinventato come Mc Baudelaire, talmente lisergico che pare si sia fumato i fiori del male davanti a una puntata di Settimo Cielo. JUGGERNAUT è un video dotato di tempi comici impeccabili, come una pallina di pingpong impazzita che rimbalza fra parola e immagine, parola e immagine, generando significaNti sempre nuovi e lasciandoci quel dubbio che alla fine esista davvero un significato. In una parola: colossale.
Nu Genea feat. Célia Kameni- Marechià
Lo sapevate che i Nu Guinea hanno scelto di rinascere cambiando nome sull’onda del Black Lives Matter? Perché, dopo profonda autoanalisi e pentimento, credono che “Guinea, per quanto bella esteticamente, resta comunque una parola legata a un passato colonialista spigoloso”. Detto ciò, ecco Marechià, il grande ritorno della formazione partenopea per uno dei più febbrili pezzi dell’estate 2021. Emergono nobiltà e miseria dei film di Nino D’angelo (dissolvenze incrociate comprese), c’è un cameo di Peppe Fetish in veste di “carrabbiniere”, piscine a Spaccanapoli e non mancano nemmeno le suore in mascherina che si uniscono al trenino. Grazie Genea!
Baby Keem feat. Kendrick Lamar – Family Ties
Diciamo che quando Kendrick Lamar ritorna lo fa per cambiare le regole del gioco. La sua impronta è talmente incisiva che riesce a influenzare non solo la musica, ma anche l’immaginario di un videoclip dove partecipa “solo” come collaboratore (anzi, nello specifico come cugino del fortunatissimo Baby Keem). Poche idee semplici, un montaggio da Biennale d’Arte degno di Camille Henrot, venti secondi di variazione in cui ci viene spiegato tutto quello che c’è da sapere su postcolonialismo e razzismo epidermico, un modo di fare video che ha già fatto scuola mentre siamo ancora impegnati a contare proseliti e cadaveri sul campo.
Lil Nas X, Jack Harlow – Industry Baby
Nel momento in cui scrivo, Lil Nas X è il settimo artista più ascoltato al mondo. Questo mi fa riflettere molto, dato che Industry Baby, oltre ad essere l’ennesimo autocompiacimento di un afroamericano che ce l’ha fatta con la musica, è un pezzo spudoratamente omo. Un video geniale in cui decine di detenuti ballano nudi nelle docce di un carcere escogitando la loro evasione a colpi di pesanti twerkate. Lil Nas X, per chi non lo sapesse, è lo stesso a cui ha fatto causa la Nike per aver venduto delle Air Max contenenti sangue umano nella suoletta gel, le cosiddette Satan Shoes. Non so cosa pensare ma se questo è mainstream, son sicuro che noi critici dovremmo leggere meno Mark Fisher e ricominciare a fare jogging.
I Colapesce e Dimartino belga hanno amato molto Husbands di Cassavetes, e lo dimostrano in questo videoclip tanto semplice quanto geniale. Cosa si nasconde dietro quella porta d’hotel? Una doccia fredda, un naso rotto, una pianta da appartamento? Nulla ha senso eppure è tutto così chiaro. “Ehi, mi sa che stai perdendo sangue dal naso.”.
Paul McCartney, Beck – Find My Way
E dopo il turno di De Rino interamente ricreato al computer è il momento di Macca, che fra giravolte, charlestone e molleggiamenti vari ci dimostra che per rimanere giovani basta non farsi prendere dall’ansia, smetter di fumare e lasciare scie luminose quando cammini per la strada. Scommetto che se David Lynch avesse girato tutta la vita musical sarebbe uscito qualcosa di molto simile a questo.
Viagra Boys feat. Amyl Taylor – In Spite Of Ourselves
Dopo l’uscita a Gennaio di questo sgangheratissimo gioiello country punk, avevamo già scelto quale sarebbe stato per noi il pezzo più romantico del 2021 (che fra l’altro, si è concluso con ben tre date in Italia a Dicembre). Reggendosi a malapena in piedi, Sebastian Murphy duetta con la sgargiante Amyl Taylor (qui con una voce da cartoon incelofanato), cavalcando a briglia sciolta sui tramonti del Kentucky (il pezzo è una rivisitazione della love song interpretata dal cantautore folk John Prine e la moglie Iris DeMent). Alle loro spalle, si alternano in greenscreen hotdog, pompe petrolifere e altre scene di intima ordinaria follia americana. A proposito, oltre alle collaborazioni con i Viagra e gli Sleaford Mods, Amyl and The Sniffers hanno creato un disco impressionante, di cui Guided By Angel calca sicuramente la punta più alta. In mezzo alla totale indifferenza degli uomini, il corpo di Amyl freme, si dibatte, esplode. Impersonificazione pura di una potenza insopprimibile e sclerotizzata, capace di innescare la stessa energia nella libertà dell’espressione della musica e del cinema, come in ogni altra sua forma.