Comment montreur la fin des choses, comment la vivre?

Comment accueillir le future tout en protegéant le passé?

Bertrand Bonello

 

2014: il Centre Pompidou crea una collezione di film firmati da cineasti contemporanei. La forma è libera e tutti gli autori devono rispondere a una domanda: dove sei? Où en êtes-vous? è il titolo del progetto, quesito che chiede agli artisti di parlare di sé, di fare il punto, di osservare il loro passato artistico come in una retrospettiva e, insieme, di condividere i loro progetti per il futuro. Tra i registi risponde all’appello Bertrand Bonello. Il suo è un videosaggio-autoritratto che prende la forma di una lettera indirizzata alla figlia Anna. Nel corto Bonello passa in rassegna i suoi film, ne rimonta alcune scene e sovrappone alle immagini le parole scritte per la figlia. Racconta i suoi lavori passati attraverso le proprie immagini, ma esprime anche il desiderio di realizzare nuovi film: «Je voudrais faire un dernier film, bref, clair, comme un geste. Il s’appellera Paris est une fête».

Estate 2016: viene distribuito in Francia Nocturama, il film che, con un cambio di titolo, Bonello desiderava realizzare qualche anno prima. Il risultato, però, non rispecchia esattamente le intenzioni che il regista aveva espresso in Où en êtes-vous?: il film non è bref né tanto meno clair, soprattutto perché all’uscita fu criticato, frainteso, rifiutato. Nocturama racconta la meticolosa preparazione di un attacco terroristico a Parigi per mano di un gruppo di adolescenti; ma tra l’idea del film e il momento in cui arriva al pubblico si colloca il 13 novembre 2015 e gli attentati al Bataclan. Nocturama era troppo vicino a una ferita aperta e portava in scena ciò che voleva essere dimenticato.

Estate 2020: la Fondazione Prada di Milano lancia un’iniziativa online. Il progetto si chiama Finite Rants, è curato da Luigi Alberto Cippini e Niccolò Gravina e raccoglie otto saggi visuali commissionati ad artisti, registi, studiosi. E Bonello propone un video essay intitolato Où en êtes-vous? (Numéro 02). Quello del cineasta francese è innanzitutto un lavoro sul recupero: Bonello modella questo nuovo videosaggio su quello del 2014, riprendendone la forma lettera. Il destinatario è sempre Anna, la figlia ormai diciassettenne, a cui il padre aveva dedicato anche Nocturama. Ed è proprio su questa opera che il regista sviluppa il suo visual essay: mette in atto un’operazione di recupero e ri-montaggio e propone un’inedita prospettiva del suo film, manipolando le immagini e il sonoro della scena finale. Ritorna su Nocturama attraverso le sue stesse immagini.

I due progetti raccolti sotto il titolo Où en êtes-vous? sono riscritture filmiche in cui il pensiero critico si adegua alle immagini, seguendone il flusso e le peculiarità. Forme come il videosaggio o il film-saggio permettono di ricucire lo strappo tra parola e immagine, di colmare lo scarto tra i due linguaggi. Entrambi i visual essay di Bonello condividono la medesima natura autoriflessiva che, come osservano Timothy Corrigan e Laura Rascaroli, rappresenta una delle caratteristiche del saggio. A partire dalla scelta di strutturare l’opera come una lettera, Bonello esprime un bisogno di intimità, la necessità di rivolgersi verso di sé per dare voce al proprio mondo interiore. Ma la dimensione privata esige il confronto con la sfera pubblica. In questo modo si attiva la forma saggistica che, citando ancora Corrigan, è sempre una negoziazione tra l’io (con la sua prospettiva e la sua visione) e la società che lo circonda.

Où en êtes-vous? (Numéro 02) non sfugge a questa dinamica: le parole e i pensieri profondamente intimi di Bonello si accostano alle immagini di un testo pubblico. Un testo che, grazie alle infinite possibilità del ri-montaggio, non rimane chiuso né identico a sé stesso. Nel suo saggio visuale il cineasta recupera la scena finale di Nocturama e la ri-assembla con alcune modifiche: la nuova versione è compressa, Bonello taglia alcuni passaggi (accorciandoli o elidendoli) e la sequenza si concentra quasi esclusivamente sui ragazzi asserragliati all’interno del grande magazzino. I dialoghi sono stati eliminati e la colonna sonora è diversa. Rimane, però, il suono secco degli spari, rapido e greve, come una sentenza di morte.

Bonello modifica il sonoro, taglia frammenti della scena e poi manipola l’immagine stessa: rallenty, fermo immagine, zoom in, passaggio da colore a bianco e nero o da positivo a negativo. Il regista gioca con l’immagine e, facendolo, svela il funzionamento del medium e le sue molteplici potenzialità. Il ri-montaggio permette una libertà assoluta, il testo filmico si apre, si trasforma e viene plasmato dalla creatività manipolatoria dell’artista. Questa pratica, inoltre, implica sempre un’appropriazione: l’immagine viene sradicata dal suo contesto originario, subisce metamorfosi strutturali e concettuali, diventa altro da sé. Oggi, in maniera sempre più frequente, cineasti e visual artist “saccheggiano” gli archivi alla ricerca di resti da riportare alla luce, di scarti da riciclare, di immagini da manipolare, di memorie da salvare dall’oblio del tempo. Ma quella di Bonello è un’auto-appropriazione, un gesto che si accosta all’autoritratto: Où en êtes-vous? (Numéro 02) è anche una (ri)scrittura di sé attraverso le proprie immagini.

Nel suo rivolgere gli occhi indietro, a un film del (suo) passato, Bonello sposta lo sguardo su di sé. E anche su di noi. Nocturama era (ed è) il riflesso di un trauma del contemporaneo. Il film affonda nel trauma del terrorismo, lo esplora, lo osserva attraverso lo sguardo di una generazione disillusa e dissociata. Où en êtes-vous? (Numéro 02) parla, ancora, di un nuovo trauma della nostra epoca, quello che, hic et nunc, stiamo vivendo. «Nous avons été confinés, mis à l’arrèt», scrive rivolto alla figlia Anna. Bonello parla di confinamento, arresto, paura. E poi di perdita: mentre le parole del regista si rivolgono alle persone che non ci sono più, l’immagine mostra uno dei ragazzi che viene ucciso.

Durante questi mesi di stasi il tempo si è fermato e allora «on se remet à rever des films», siamo tornati a ripensare ai film, a sognarli, a richiamarli alla memoria. E poi, mentre le immagini finali di Nocturama scorrono, Bonello riflette sul cinema: «au fait qu’une image de cinema n’est pas une image de plus, qu’un film n’est pas un sujet mise en image, que ce n’est pas un discours, que peut-être, ce que l’on fait est plus important que ce que l’on raconte, ou ce que l’on représente». Quello che facciamo è più importante di ciò che rappresentiamo. Il gesto è la risposta e in questo senso è illuminante la parte finale del visual essay.

Bonello ricorda che Nocturama è stato visto come una storia senza speranza, ma il regista parla invece di un film che porta dentro di sé una rinascita: «parce qu’il y a toujours une renaissance». Ma la rinascita (più difficile da scovare nel tragico e opprimente finale di Nocturama) si fa davvero esplicita attraverso il lavoro di Où en êtes-vous? (Numéro 02) e si colloca tutta nel gesto: recuperare il film, ri-montarlo, si configura come un atto salvifico di rinascita, è una rivincita sulla morte, una tenace resistenza alla fine. Ri-montare significa offrire una seconda vita agli oggetti scartati, abbandonati. O semplicemente incompresi.