Grazie alle commissioni di imprenditori e impresari del calibro di William Fox (1879-1952) e Marcus Loew (1870-1927), all’inizio del ventesimo secolo l’architetto americano di origine scozzese Thomas W. Lamb (1871-1942) fu responsabile della progettazione di oltre un centinaio di “movie palaces” in tutto il nord America, Canada compreso. Adibiti alla proiezione di pellicole nel contesto di spettacoli di varietà (“vaudeville”), molti di questi enormi e lussureggianti teatri avevano capienze che oltrepassavano il migliaio di spettatori, e si procuravano di sbalordirli con stravaganti decorazioni che rivaleggiavano le immagini proiettate sullo schermo e i numeri di cabaret. Storicamente consacrati all’intrattenimento delle folle urbane della modernità, nel corso dei decenni molti di questi luoghi sono purtroppo andati perduti, spesso dopo aver sofferto anni d’umilianti riconfigurazioni in supermercati, condomini, o perfino parcheggi – questa per esempio la triste sorte del Michigan Theatre a Detroit, ironicamente declassato a squallido posteggio in una città la cui fortuna era legata proprio all’industria automobilistica. Nella migliore delle ipotesi, questi spazi hanno servito temporaneamente l’industria del cinema pornografico, prima che questa si trasferisse sul mercato dell’home video, abbandonando anch’essa le cattedrali del cinema e rinchiudendosi fra le mura domestiche – su questo punto, si veda l’articolo di Giuseppe Fidotta sul cinema L’Amour di Montreal, ultimo bastione dell’erotismo come rito collettivo.
Fra i capolavori sopravvissuti di Thomas W. Lamb c’è lo sbalorditivo Elgin & Winter Garden, un miracolo architettonico con struttura a “double-decker”, vale a dire con due auditori posizionati uno sopra l’altro e sostenuti da travi d’acciaio alte 150 piedi (circa 46 metri). Vista la difficoltà ingegneristica di questa particolare configurazione, ne furono costruiti solo una dozzina, dei quali l’Elgin & Winter Garden è l’unico in tutto il mondo ad essere ancora operante. Preservato dall’occhio vigile dell’Ontario Heritage Trust, il complesso si trova a Toronto, sulla prestigiosa Yonge Street, un tempo ritenuta la strada più lunga del mondo, dirimpetto all’Eaton Centre, un gigantesco centro commerciale a quattro piani il cui interno echeggia le gallerie europee. Oggi tristemente nota come teatro dell’efferata strage del 23 aprile 2018 (“Toronto van attack”), Yonge Street era già un’arteria principale della metropoli canadese all’inizio del secolo scorso, quando Marcus Loew ne acquistò un lembo lungo solo trenta piedi (circa nove metri), con l’intenzione di allargare progressivamente la pianta dello stabile all’interno dell’isolato fino a raggiungere i 135 piedi sulla retrostante Victoria Street (circa 41 metri). La scelta oculata del magnate si traduce in un complesso dalla facciata snella e arretrata rispetto al singolare botteghino a gabbia d’uccello, e che non rivela immediatamente i fasti che attendono lo spettatore una volta varcata la soglia. Infatti, la scalinata monumentale che conduce agli auditori si raggiunge solo dopo aver attraversato una lunga e stretta lobby adornata con ampie specchiere e colonne decorate a scagliola e sovrastate da capitelli corinzi a foglia d’oro.
Questo insolito corridoio, in cui si trovano targhe con incisi nomi di illustri compositori e commediografi, incanala il flusso di persone verso i maestosi vani principali della struttura, che fu inaugurata in due tornate più di un secolo fa: situato al pianterreno (e seminterrato) il Loew’s Yonge Street Theatre alzò il sipario il 15 dicembre del 1913, mentre il Winter Garden (che svetta sette piani più in alto) entrò in funzione il 16 febbraio dell’anno dopo. Nello stesso isolato si trova anche l’Ed Mirvish Theatre, un altro gioiello progettato da Thomas W. Lamb e inaugurato nel 1920 come avamposto orientale dell’impero del magnate greco americano Pericles Alexandre Pantages, la cui fortuna risale alla corsa all’oro nello Yukon, a Dawson City.
L’auditorio principale (Elgin) è relativamente tradizionale nella sua combinazione opulenta di velluti rossi, foglia oro, e tappezzerie broccate. Massicce colonne finemente decorate proseguono il tema della lobby e della scalinata, svolgendo anche funzioni pratiche come il sostegno della galleria e dei palchi laterali, ed incorniciando l’ampio palcoscenico sovrastato dal blasone dell’Ontario. Per raggiungere il Winter Garden ai piani superiori si attraversano una serie di spazi (scalette, corridoi, e anticamere) connessi fra di loro da basse volte e affrescati con motivi bucolici. L’auditorio è uno stravagante spettacolo dai colori freddi, decorato a giardino d’inverno e perennemente adornato da una canopia artificiale composta da cinquemila rametti di faggio comprensivi di fogliame. Il declino in popolarità del vaudeville portò alla chiusura del Winter Garden nel 1928, e alla conversione del Loew’s per la proiezione di film sonori, che a partire dal 3 ottobre 1930 divennero l’unica programmazione del complesso. Nella seconda metà del secolo i palchi laterali del Loew’s vennero demoliti per fare posto al triplice schermo curvo del sistema Cinerama, che però non venne mai utilizzato a causa dei proibitivi costi di gestione e della difficoltà nel reperire titoli girati appositamente. Lo Yonge Street Theatre venne ribattezzato Elgin nel 1978, e successivamente fu acquistato dall’Ontario Heritage Trust nel dicembre del 1981. Nel passaggio di proprietà furono inclusi anche numerosi fondali d’epoca, alcuni dei quali sono oggi esibiti nelle cosiddette “Cascading Lobbies”, ovvero una enfilade verticale di spazi moderni adibita alla circolazione interna e costruita durante il meticoloso restauro che ebbe luogo alla fine degli anni ’80. Completata nel 1989, l’opera di riabilitazione comprese anche l’aggiornamento degli ascensori d’epoca, che oggi sono dotati di motori e sensori computerizzati ma vengono ancora operati manualmente per ricreare l’atmosfera originale del luogo.
Le guide turistiche che accolgono i visitatori due volte la settimana spiegano che la parte più complessa del restauro fu sicuramente la conservazione degli affreschi del Winter Garden, rimasto abbandonato per più di mezzo secolo, che vennero ripuliti da polvere e fuliggine tamponandoli con un colloso impasto di acqua e farina. Il sipario è ancora oggi quello originale, ma i rami di faggio dovettero essere sostituiti interamente (le foglie attuali sono trattate chimicamente per conservarsi nel tempo). Le centoquarantadue lanterne che adornavano il soffitto (di cui trentanove erano ancora funzionanti) vennero ripristinate, e i rivestimenti delle sedie furono rimpiazzati, portando la capienza da 1410 spettatori a 982 per adeguare l’auditorio alle vigenti norme di sicurezza (per lo stesso motivo i bassi cornicioni originali sono oggi dotati di sbarre di ottone rialzate). Molte delle sedie provennero dal Biograph Theater di Chicago, dove il bandito John Dillinger, ispirazione per numerosi gangster di celluloide, assistette ad una proiezione di Manhattan Melodrama (W.S. Van Dyke & George Cukor, 1934) il 22 luglio 1934, e venne ucciso dalla polizia all’uscita dal cinema. Si narra che la sedia su cui Dillinger sedette prima di affrontare la morte faccia parte di quelle utilizzate al Winter Garden. La rimessa in opera del teatro ha riportato alla luce anche un raro proiettore Simplex dotato di lampada ad arco, oggi gelosamente custodito dietro le quinte.
Purtroppo il cinema non è più ritornato in pianta stabile all’Elgin & Winter Garden. Oggi entrambi gli auditori vengono utilizzati per la messa in scena di musical e prosa, ma una volta l’anno aprono le porte al Toronto International Film Festival (Tiff). L’Elgin è stato anche una delle principali location per il film Chicago (Rob Marshall, 2002), che è stato girato quasi interamente in Ontario, coincidenza piuttosto singolare vista la particolare vicenda che lega John Dillinger e il Winter Garden alla capitale dell’Illinois. Insieme alla vicina Massey Hall, l’Elgin è riapparso sugli schermi nel recente The Shape of Water di Guillermo Del Toro, e ne ha successivamente ospitato la première canadese la sera dell’11 settembre 2017. Da qualche anno trapiantatosi a Toronto, il regista messicano ha infatti stabilito relazioni già molto profonde con le istituzioni culturali locali, le quali gli hanno dedicato un’ampia e dettagliata retrospettiva comprendente una mostra all’Art Gallery of Ontario (AGO) e una serie di proiezioni al Tiff Lightbox.
(Fotografie: Elsie Nisonen)