Il 20 settembre 2017 sono stato arrestato mentre filmavo gli operai della fabbrica GMS che manifestavano di fronte alla prefettura di Guéret, una cittadina nella contea francese di Creuse, distante dalle strutture di potere centralizzate di Parigi. Sono stato arrestato dalla Gendarmeria, una divisione della polizia composta da personale militare sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni.
Non sono stato arrestato durante l’occupazione della prefettura da parte degli operai ma UN’ORA PIÙ TARDI, da parte della polizia capeggiata dal Direttore Dipartimentale della Sicurezza Pubblica nella contea di Creuse.
Mentre venivo spinto dentro la macchina della polizia ho visto un gendarme ostruire il cameraman di un’importante canale televisivo francese che cercava di filmare il mio arresto. Nel sedile posteriore della macchina della polizia, sulla via per la centrale, uno degli ufficiali mi ha tolto di mano la videocamera. Nella stazione della polizia sono stato interrogato su quanto era accaduto, la mia testimonianza ufficialmente documentata. Mi hanno tolto i beni personali, hanno chiesto che mi identificassi e mi hanno perquisito le tasche e il portafogli. Hanno levato i lacci della mia felpa e mi sono dovuto togliere le scarpe.
La stanza in cui ho trascorso la notte era lunga 5 passi e larga 3. Una parete, così come la porta, era di spesso plexiglas. Graffitti, saliva e muco insieme a tracce di sangue secco ricoprivano le altre pareti, di un giallo malato. Su un lato c’era una panca. Il bagno alla turca nell’angolo, sostanzialmente un buco nel pavimento, era a vista sotto una videocamera montata in alto, a distanza di sicurezza dentro una scatola di plexiglas. Un poliziotto mi ha detto che qualcuno mi avrebbe tenuto sotto controllo. Un lavandino era stato piazzato sopra il cesso. Non c’era carta igienica. Mi è stata data una coperta ruvida, un succo e un pasto da fast food riscaldato al microonde. Un faro alogeno illuminava perennemente la stanza.
Dopo una notte insonne mi sono state prese le impronte e le misure, hanno scattato foto della mia faccia, del mio corpo e del mio tatuaggio. Un campione del mio DNA è stato prelevato. Ho chiesto perché e una delle due giovani agenti che svolgevano le procedure ha risposto che era “obbligatorio”.
Sono un criminale? La gente nel mondo soffre ben altri danni e indegnità ma devo sottolineare che le procedure con cui sono state prese le mie impronte, mi hanno fotografato e hanno prelevato il mio DNA sono state svolte prima che io potessi perorare la mia causa in tribunale. Ho anche saputo dal mio avvocato che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo mette in discussione la legalità del prelievo di DNA e l’archiviazione di tale informazione, e la Francia deve giustificare tale procedura.
L’accusa nei miei confronti: ribellione. Il 15 novembre sarò di fronte al pubblico ministero a Guéret. Mi verrà chiesto di dichiararmi colpevole e accettare una multa per un atto che non ho commesso.
Un mese dopo il mio arresto, il mio avvocato ha sottolineato con attenzione le accuse nei miei confronti. Sono rimasto sconvolto dall’inesattezza da parte dei gendarmi nel descrivere ciò che è accaduto prima, durante e dopo il mio arresto. Ho scoperto che il massimo della mia pena può arrivare a una multa di 35 mila euro e fino a due anni di prigione. Nelle mie accuse, leggo anche che il direttore della sicurezza pubblica ha accusato un cameraman di France 2, uno dei principali canali televisivi francesi, di aver sobillato alla protesta i lavoratori della GMS all’interno della prefettura.
Immagino che la presenza dei media dia fastidio alla polizia a tal punto che vogliano rimuoverci ad ogni modo, così che non esista registrazione filmata dei loro atti.
La notte trascorsa in galera mi ha permesso di riflettere su quanto ho appreso filmando per sei mesi la lotta degli operai della GMS. Il presidente francese Macron ha detto che gli operai dovrebbero mettersi a cercare lavoro piuttosto che creare disordini. Alcuni canali mainstream, in accordo con il governo, dipingono i lavoratori come dinosauri, contrari al progresso, pigri e sfaticati. Tutto falso. L’età media di questi operai è di 50 anni. Per loro la GMS è come una seconda casa. Alcuni ci hanno lavorato per 40 anni e stanno semplicemente lottando per conservare lo standard di vita che hanno impiegato così tanto tempo a raggiungere.
Fino alla sua chiusura, la GMS è stata la seconda fornitrice di lavoro in una delle aree meno popolose della Francia. Produceva principalmente pezzi per Peugeot e Renault ma non solo. Prima di diventare GMS – la fabbrica ha ripetutamente cambiato nome e proprietari – è stata diversificata. Oggi, fabbriche come questa sono distrutte da una logica finanziaria a senso unico, dettata da una serie di azionisti. La lotta degli operai della GMS illustra ciò che sta accadendo agli operai in tutto il mondo ed è rilevante non solo per la Francia. In Australia, ad esempio, le industrie per la produzione automobilistica sono totalmente scomparse. Chi ha sostenuto le compagnie automobilistiche durante la crisi finanziaria del 2008? I governi, servendosi di fondi pubblici pagati dai cittadini con le loro tasse. Come può una società definirsi tale se non fa altro che produrre consumatori? Da dove arriveranno i soldi per i consumi se la gente non ha lavoro? In che modo gli azionisti faranno i conti con questo paradosso perverso? Sarà il loro ultimo atto di disfacimento.
I governi mondiali non sono in grado di fare i conti con questi seri problemi sociali, risultato del potere che le corporazioni internazionali hanno sulle nostre vite. Per me è chiaro che i cittadini non possono più vivere nell’illusione di società falsamente democratiche. Dove sono i governi ora che la gente ne ha più bisogno?
Ecco perché sono stato arrestato. Le oligarchie hanno paura delle mie immagini. Sono stato arrestato perché sono un cineasta indipendente e filmo la realtà che mi circonda.
Il film è una coproduzione tra Revolt Cinema e Arte.
(per gentile concessione dell’autore; traduzione di Alessandro Stellino)