C’è chi ha avuto la fortuna, negli anni 2000, di ricevere a casa vagonate di film in dvd. Come il sottoscritto, che ha tenuto a lungo una rubrica dedicata all’home-video sulla pagina di un quotidiano. Settimanalmente, le varie “major” inviavano a domicilio le nuove uscite, i classici della Warner e della Paramount, tutto Hitchcock per la Universal, la Fox che spaziava tra cult e serie TV, per non dire dell’italiana Cecchi Gori, o Ripley’s, che sfornava Herzog e Wenders a raffica. I più restii a spedire li si andava a “visitare” a domicilio: Medusa aveva un ufficio stampa milanese che distribuiva ai giornalisti i cosiddetti check-disc, dvd “ufficiosi” sprovvisti di box e copertina, infilati in semplici bustine di plastica trasparenti. Difficile quantificare la media delle release mensili, ma siamo nell’ordine di un centinaio di titoli. Vale a dire oltre un migliaio all’anno.
La pacchia non è durata a lungo: in alcuni i casi i rubinetti hanno preso a sgocciolare sempre meno titoli, fino a chiudersi del tutto. Altri hanno continuato a centellinare le uscite puntando sul sicuro: qualche blockbuster e poco più. Oggi, sul territorio italiano le divisioni home-video di Paramount, Universal e Warner non esistono più, la Fox è il fantasma di se stessa e il “colosso” Medusa si è radicalmente ridimensionato, il suo listino parcellizzato per altri marchi. Nel 2009, Cecchi Gori è diventata una società del tutto indipendente (CG Entertainment), continuando a editare nuovi titoli e curando la distribuzione anche per altre società (con un catalogo attivo di oltre 5000 film); Ripley’s e RaroVideo proseguono il loro eccellente lavoro nell’ambito del cinema d’autore viaggiando a marce ridotte rispetto al passato ma dando importanti segnali di resistenza: la prima ha recentemente editato un gran numero di film di Fassbinder assenti dal nostro mercato, oltre a colmare lacune sulla filmografia di Bellocchio e Godard e a riscoprire chicche come Necropolis di Brocani (1970) e La vita provvisoria di Gamna (1963); la seconda procede a forza di ristampe (validissime, considerando che il catalogo comprende film di Bene, Kitano, Imamura, Oshima e Warhol tra i tanti) ma non sono mancate le novità, su tutte il bel cofanetto dedicato di recente all’opera di Paolo Gioli. In difficoltà anche la Flamingo di Vieri Razzini che, dopo averci deliziato con imperdibili edizioni di Lubitsch, Ophuls, Sirk, Powell & Pressburger, sembra essersi definitivamente eclissata. La crisi del mercato ha imposto il suo pegno, evidentemente.
Eppure: mai come in questi ultimi anni il nostro mercato è saturo di titoli. Mai come in questi ultimi anni è stato possibile, per collezionisti e non, sperare di poter completare le filmografie dei registi più amati della Hollywood classica, tanto per cominciare: da Minnelli a Ray, da Cuckor a Preminger, da Lang a Kazan, da Siegel a Siodmak. Brigadoon (1954), L’urlo e la furia (1959), Chi ha paura di Virginia Woolf (1962), Il compromesso (1969), Una squillo per l’ispettore Klute (1971), L’uomo terminale (1974), La fabbrica delle mogli (1975) sono solo alcuni dei titoli un tempo irreperibili e ora finalmente sul mercato (ma ci sono anche chicche come Bambole e sangue di Paul Bartel e Né mare, né sabbia di Fred Burnley, entrambi del 1972). Appena la vetta di un iceberg che si fa fatica a contemplare per intero, mensilmente rafforzato da decine di uscite mensili, tutte recanti gli stessi marchi affratellati: Sinister Film e Golem Film. A fronte del dileguarsi delle etichette più importanti, infatti, solo loro sembrano in grado di far fronte alla sete di quei pochi che ancora si ostinano a considerare il film come un oggetto materiale, tangibile, collezionabile nell’epoca della sua dissoluzione digitale. Ben venga quindi l’impresa titanica di questi impavidi commercianti che si ostinano laddove i grandi marchi si tirano indietro.
Senza di loro non avremmo mai avuto il piacere di avere sui nostri scafali Vite vendute di Clouzot (1953) e Occhi senza volto di Franju (1960, in una magnifica edizione contenente anche il documentario Il sangue delle bestie), Acque scure di De Toth (1944) e L’assassino è perduto di Boetticher (1956), Assassinio al terzo piano (1967) e gli altri film del dimenticato Curtis Harrington, così come il seminale Incubi notturni di Cavalcanti, Chrichton, Dearden e Hamer (1945) o I turbamenti del giovane Törless (1969), esordio di Volker Schlöndorff, per non dire delle versioni integrali di La strana voglia di Jean di Ronald Neame (1960) e Operazione diabolica di Frankenheimer (1966). L’elenco potrebbe continuare a lungo, e sospettiamo che dietro i due marchi si celi qualche appassionato di cinema di genere, altrimenti non si spiegherebbe la quantità di film horror e di fantascienza immessi sul mercato sotto l’egida delle varie collane: da La morte corre incontro a Jessica di John D. Hancock (1971) a Mafu, una terrificante storia d’amore di Karen Arthur (1978) e tanto gotico italiano: Amanti d’oltretomba di Caiano (1965), La vergine di Norimberga di Margheriti (1963), La cripta e l’incubo di Mastrocinque (1964), giusto per citare i primi titoli che vengono in mente. Per non dire della quasi integralità dell’opera di William Castle (siamo ancora in attesa di The Tingler…) e della produzione Hammer: Una messa per Dracula ha da poco completato il ciclo di sette film con Christopher Lee nelle vesti del conte; i Frankenstein di Fisher, Francis, Carreras & co. sono già al completo, così come la saga della Mummia. Insomma, sembrano davvero lontani i tempi in cui si doveva guardare oltre manica se non addirittura oltreoceano (la gloriosa Anchor Bay) per recuperare in dvd gli amati film della casa inglese.
Sembra che niente sia in grado di arrestare i nostri foraggiatori, dunque: imperterriti rilasciano decine di nuovi titoli ogni mese, senza badare troppo al feticismo di chi è a caccia di dischi colmi di extra in lussuosi packaging ma piuttosto puntando al sodo, con belle cover che riproducono gli artwork dell’epoca e un prezzo concorrenziale (intorno ai dieci euro). Non sempre l’audio dei dvd è all’altezza, e talvolta stralci di edizione originale sottotitolata intercalano il doppiaggio italiano, ma poco importa: la storia della distribuzione del cinema internazionale in Italia affonda le proprie radici in intrecci di diritti ingarbugliati e difficilmente sbrogliabili, fatti di cambiali e contratti di dubbia valenza, una storia che sarebbe bello raccontare. Per ora godiamoci questo profluvio di titoli (tra le ultime uscite anche …e tutti risero di Bogdanovich, 1981) e aspettiamo con ansia quelli che ancora mancano all’appello: tra gli annunciati a breve Resurrezione di Mamoulian (1934), L’assassino abita al 21 di Clouzot (1942) e Il marchio dell’odio di Joseph H. Lewis (1957).