Non ero a Cannes, l'anno in cui Raya Martin ha presentato Independencia a Cannes. Me ne parlarono in termini entusiastici e, in seguito, recuperai in sala a Locarno il precedente A Short Film About the Indio Nacional. Un folgorante esordio in bianco e nero nella finzione, rielaborazione visionaria ed elettrica di un immaginario spossessato, inno futurista alle tradizioni solo sognate e al ritorno all'infanzia del cinema. Nell'anno della bufala di The Artist ci fu subito chiaro dove stava la verità e dove l'imbroglio, dove la strada per la resurrezione e dove quella per il sepolcro. Filmidee era stata appena fondata e decidemmo di intervistare il giovanissimo regista filippino per inaugurare la rubrica dedicata ai "Cineasti del Futuro". Independencia andava visto, e pure in fretta, non se ne poteva fare a meno. Chiesi a un amico, che sapevo essere vicino a Martin, se avesse il film. Mi disse di no ma anche che mi faceva un dono più importante del film stesso. Mi mandò l'invito a un sito di cui non avevo mai sentito parlare e, una volta dentro, mi resi conto che non solo era possibile trovarvi Independencia e gli altri film dell'autore filippino, ma anche tutto quello (o quasi) che fino a poco prima avevo dato per perduto, irraggiungibile, persino inesistente. Navigai a lungo prima di avviare anche un solo download. Mi pareva di essere entrato nel giardino delle delizie. Poi, nell'arco di 48 ore, scaricai i film che mi mancavano di Robert Frank e quelli che non avevo mai visto di Curt McDowell, alcune opere di Saura che mi servivano per lavoro e i primi corti di Peter Watkins. Nel giro di una settimana finii "in quarantena", perché la regola era che non solo si scaricasse ma anche che si offrisse qualcosa in cambio. Poi la quarantena venne rimossa e mi convinsi che il mondo non stava per finire: avrei potuto passeggiare a lungo nel mio nuovo giardino, a volte senza assaggiare niente, altre scegliendo i frutti con calma e misura.
Gli anni sono passati e su quel sito vado raramente, anche perché sono di nuovo a rischio di "quarantena", ma ora Independencia viene finalmente edito in dvd dell'inglese Second Run, il cui eccezionale lavoro di recupero non ci stancheremo mai di sostenere su queste pagine (ne scriveremo sul prossimo numero). E, desiderosi di condividere con altri l'emozione di quella prima, fondante visione, durante la Summer School di quest'estate abbiamo proiettato A Short Film About the Indio Nacional sul muro di un'abitazione, all'aperto, tra i pini e sotto un cielo minaccioso di pioggia. Perché, della cinefilia di oggi, sempre più ci piace l'idea di contagio inarrestabile, incontrollabile, la smaterializzazione dell'oggetto che si fa incarnazione del desiderio, ovunque e in qualsiasi momento. E per lo stesso motivo disprezziamo chi cela e nasconde, chi sembra dimenticare che tutto quello che ha (visto) lo deve ad altri, e ad altri dovrebbe restituire.
In questo speciale abbiamo gettato uno sguardo sul panorama audiovisivo radicalmente modificato, negli anni recenti, dalla partecipazione "dal basso", provando a svelare l'alibi fintamente democratico del crowdfunding e indagando nel dettaglio pratiche rivoluzionarie come quelle del fansubbing. Consapevoli che non è tutto oro quel che luccica e che, a fronte di una facilità di visione e condivisione sempre più diffusa, la produzione cinematografica annaspa dietro a poche, risicate certezze. Forse, come ne La Jetée il mondo di superficie, così come lo conoscevamo, è stato davvero disintegrato, da internet, dai sottotitoli tradotti nottetempo per la puntata appena trasmessa della nostra serie preferita, da versioni piratate di film non ancora usciti in sala, dai dvdrip e dai torrent (e sul tempo che tutto ciò richiede per essere fatto, diffuso e condiviso, e a cosa venga sottratto, bisogna ancora dire, e tanto). Non è rimasto che un sottosuolo buio e labirintico, a suo modo regolato da leggi, inclusioni ed esclusioni, inviti e quarantene, ed è lì che noi, cinefili, ci addentriamo pieni di fervore, convinti che "affinché il cinema tremi e viva, bisogna necessariamente che sia sostenuto da una rete di gallerie e di sotterranei scavati da migliaia di cinefili-sentinelle". Se anche in fondo non dovessimo trovare la luce, siamo da sempre abituati al buio della sala.