Fra il novembre del 1962 e il marzo del 1963, la rivista Cinema Domani pubblicò un’inchiesta relativa al rapporto tra letteratura di fantascienza e cinema, chiedendo ad alcuni tra i più celebri scrittori di science-fiction – attraverso sei domande ricorrenti – quale fosse la loro opinione in merito. Il risultato, nella gran parte dei casi, verte sulla diffidenza o sull’aperta ostilità nei confronti del mezzo cinematografico, ma questo non deve certo sorprendere: la maggior parte degli scrittori interpellati rimprovera al cinema una predilezione per le caratteristiche più superficiali della fantascienza (gusto spettacolare, mostri alieni o mutanti, approccio quasi esclusivamente avventuroso), e la tendenza a ignorarne le tematiche di maggior prestigio intellettuale, il potenziale profetico e il valore critico-satirico; insomma, la capacità di riflettere sul destino dell’uomo in relazione al presente o ai suoi futuri possibili. D’altra parte, 2001: Odissea nello spazio – il film che ha sdoganato il potere contemplativo della fantascienza sul grande schermo – sarebbe arrivato solo nel 1968, mentre questi scrittori dovevano convivere con produzioni molto meno ambiziose, spesso giocate sullo shock dell’orrore più che su idee realmente fantascientifiche: di conseguenza, non è certo un caso se molti preferiscono lodare film come Nel 2000 guerra o pace?, …e la Terra prese fuoco o Destinazione Luna, piuttosto che citare L’invasione degli ultracorpi o La cosa da un altro mondo, tutt’oggi considerati dei classici, ma “rei” di sfruttare il filone dei mostri e delle invasioni aliene. Per la stessa ragione, alcuni autori elogiano invece svariati film che non sono propriamente di fantascienza (come Un Chien andalou, L’eclisse o L’anno scorso a Marienbad), poiché al loro interno individuano tematiche, sensazioni o scelte registiche riconducibili all’ontologia e al patrimonio letterario della science-fiction.

È infine doveroso notare quanto le risposte siano lo specchio delle differenti personalità degli scrittori: il pragmatismo dello scienziato Isaac Asimov è quindi molto distante dalla finezza analitica di J.G. Ballard, mentre l’entusiasmo di Ray Bradbury riflette la prospettiva di un autore che aveva già lavorato a contatto con l’industria cinematografica – ad esempio come soggettista di Destinazione… Terra! – e guardava con fiducia all’imminente trasposizione di Fahrenheit 451 da parte di Truffaut.

 

LE DOMANDE

1) Critici e riviste specializzate insistono continuamente sui rapporti reciproci tra cinema e letteratura. Quali sono e quali dovrebbero essere, secondo lei, questi rapporti nel caso specifico della science-fiction?

2) Esiste, tra quelli realizzati, un film di science-fiction che lei ritiene importante e valido?

3) Quale racconto o romanzo scritto o pubblicato da lei desidererebbe veder realizzato in film?

4) Se un produttore scegliesse un’opera di fantascienza scritta da lei (o scelta da lei) a quale regista – senza distinzione di nazionalità – desidererebbe affidarla?

5) Ogni autore ha dei precedenti letterari cui si richiama, sia dal punto di vista dello stile che della tematica; naturalmente vogliamo alludere a quelli che potremmo definire i “progenitori letterari”. Quali sono i suoi?

6) Quale definizione propone per il termine science-fiction?