Frederick Pohl
1) Fino a oggi il cinema ha limitato la sua attenzione, quasi interamente, a due tipi di science-fiction: la vicenda avventurosa e il documentario di viaggio. Anche se sono varietà legittime, non esauriscono il potenziale della science-fiction, che è capace di osservazioni molto più acute e sottili. A me sembra che il cinema di fantascienza sia in arretrato di dieci anni (o anche di più) rispetto al resto della cinematografia, in quanto continua a preoccuparsi solo dello spettacolo e a rifiutare le idee.
2) Una onorevole eccezione a questa regola (anche se risale a quasi trent’anni fa) è la realizzazione inglese di Things to Come, di Wells. Questo film aveva molto da offrire come spettacolo, ma aveva anche qualcosa da dire all’intelligenza del pubblico.
3) Ci sono parecchi dei miei racconti che mi piacerebbe vedere adattati per lo schermo, anche se poi non potrebbero diventare film dello stesso tipo. Una mia short-story, Pythias, mi è sempre sembrata particolarmente adatta per essere tradotta in un buon film: ma poiché il fulcro della vicenda consiste non tanto negli avvenimenti quanto nei cambiamenti determinati nella mente del protagonista, sarebbe probabilmente molto difficile realizzarlo. The Space Merchants (I mercanti dello spazio), che io e C.M. Kornbluth scrivemmo come romanzo satirico, sull’evoluzione delle tendenze attuali della pubblicità, potrebbe diventare un film divertente, secondo me, o anche una commedia musicale in forma cinematografica.
4) Non conosco a sufficienza il cinema per sapere quale regista preferire; e in ogni caso dipenderebbe dal racconto prescelto e dal tipo di film che si vorrebbe trarne. Comunque, al giorno d’oggi non c’è carestia di registi dotati di grande abilità e immaginazione. Sono rimasto favorevolmente impressionato dall’ingegnosità e dalla fedeltà al testo dimostrata in molti film recenti. C’è davvero un grande cambiamento rispetto a vent’anni fa, per quel che ricordo.
5) Gli autori che ho più ammirato hanno avuto ben poca influenza sul mio modo di scrivere, temo. In ogni modo, quando ho cominciato a scrivere invidiavo tantissimo (e desideravo emulare) Proust, Mark Twain, Hemingway, Shaw, James Branch, Cabell e Voltaire. Ma, con mio sommo dispiacere, posso trovare pochissime tracce della loro influenza nei miei scritti.
6) Per me, la science-fiction è una speculazione razionale sugli aspetti che la vita potrà assumere per l’umanità in un altro tempo o in un altro luogo; può interessarsi a qualsiasi cosa che può accadere ma che non è ancora accaduto. Definire la science-fiction è difficile quanto definire un poema, e per la stessa ragione: perché è l’effetto prodotto sul pubblico, più che l’argomento o lo svolgimento di un tema, che stabilisce se si tratti o no di science-fiction.
Jack Williamson
1) Il cinema può dare una forma reale o visiva ai mondi nuovi e straordinari che sono il dominio della science-fiction. Il bagaglio basilare della science-fiction comprende anche l’illusione della realtà, che il cinema può ricostruire più chiaramente e concretamente delle parole.
2) Ho visto molti buoni e interessanti film di science-fiction (ma ne ho visti anche di brutti, ed erano i più numerosi!) ma nessuno tra essi si avvicina all’autentica carica di interesse e di significato che il cinema può offrire
3) Mi piacerebbe veder realizzato il mio romanzo Il Figlio della Notte. Potrebbe dare lo shock dei film dell’orrore, con in più qualcosa che – secondo me – è una diversa valutazione del tema universale del male e del bene: ciascuno di noi è più malvagio di quanto crede, eppure questa malvagità che è in noi è, in realtà, meno tremenda di quanto pensiamo. Il protagonista scopre di essere lui stesso il mostro: ma questo mostro trasfigurato perde la propria mostruosità.
4) Non saprei proprio quale regista suggerire!
5) Fra gli scrittori del mainstream che io ammiro di più vi sono gli architetti della narrativa ben costruita… scrittori come Maugham e Marquand. Fra gli scrittori di science-fiction, vorrei citare Poe e Wells. Sto preparando proprio su Wells la mia tesi per ottenere il Ph. D. (è il massimo titolo accademico conseguito negli USA, n.d.t.): secondo me, Wells ha contribuito, più di chiunque altro, a modellare la science-fiction moderna.
6) Ho tentato parecchie definizioni sintetiche della science-fiction: per esempio, “il folklore della scienza”. Ma nessuna calza perfettamente. Una buona definizione, mi pare, dovrebbe essere abbastanza vasta da includere tanto le avventure romantiche di Edgar Rice Burroughs quanto la feroce satira di Swift in I viaggi di Gulliver. Diciamo allora che la science-fiction è l’esplorazione immaginativa delle possibilità scientifiche accettate come assunto.
John Wyndham
1) I rapporti tra cinema e science-fiction cominciarono quando, verso il 1948, Hollywood si accorse di aver esaurito il repertorio dei film “neri” e decise di aver scoperto nella science-fiction un nuovo filone dell’orrido. I rapporti tra cinema e science-fiction (come fra cinema e ogni genere di narrativa) “dovrebbero” essere questi: un soggetto dovrebbe venir scritto appositamente per lo schermo, per poter essere realizzato adeguatamente. Se, invece, si tratta di adattare per lo schermo racconti o romanzi già esistenti, il cinema dovrebbe tener conto della logica e della coerenza della vicenda, invece di trasformarla in una serie di sequenze costituite da azioni talvolta contraddittorie. La continua tensione, dovuta a una certa incredulità, avrebbe invece un pubblico più vasto, e di conseguenza otterrebbe un risultato migliore che non certe pellicole accolte con risate e strilli.
2) Ai loro tempi: Il gabinetto del dottor Caligari (Das Cabinet des Dr. Caligari), Metropolis, Nel 2000 guerra o pace?. Quasi tutti i film post-bellici che hanno la pretesa di essere film di science-fiction (con l’eccezione del noioso Destinazione Luna) sono caratterizzati da una goffaggine congenita, da una generale incuria e da stupidità allo stato puro.
3) Questa è una domanda sbagliata. Mi piacerebbe essere “pagato” per tutti i miei romanzi e racconti trasformabili in film, ma (considerando la situazione generale e le necessità di cassetta) dubito molto che mi piacerebbe “vederli”, poi, quei film.
4) Qualsiasi regista abbastanza energico per resistere al fascino della “cassetta”.
5) H.G. Wells per la mia iniziazione, W. Somerset Maugham per lo stile, John Collier per l’ispirazione.
6) Un grossissimo errore di nomenclatura, paragonabile a quello che qualifica il Rayon come “seta artificiale”.