A poca distanza dal 2012, quando il governo portoghese decise di chiudere tutti i programmi di sostegno alla realizzazione di nuovi film, incombe il fantasma di un'ulteriore paralisi dell'industria cinematografica.
Da dove arriva la minaccia? Dalla crisi economica portoghese? Pur essendo una spiegazione plausibile, non è questo il caso. Il governo ha emanato una nuova Legge sul Cinema che attribuisce all'Istituto del Cinema e degli Audiovisivi (ICA) un fondo proprio, autonomo rispetto al bilancio dello stato, alimentato dai contributi finanziari versati per legge dai provider delle televisioni via cavo.
In questo caso, la minaccia incombe per la mancata approvazione della suddetta legge? Potrebbe anche essere, ma non è nemmeno questo il caso. Diciotto mesi dopo il dibattito pubblico sulla legge e i suoi provvedimenti (nessuna legge è mai stata così ampiamente discussa), è stata approvata ed è operativa.
Visto che questa legge esiste ed è stata scritta dallo stesso governo che deve ora garantire la sua applicazione da parte di tutti gli interessati – un governo tutt'ora in carica, non essendo pervenuta alcuna notizia di colpo di stato – permettere ad alcuni di loro di non rispettare ciò che è stabilito per legge, sarebbe un esempio surreale del livello di ingovernabilità raggiunto dalla nostra Repubblica.
Finita questa premessa, togliamo la suspense e confermiamo il surreale: i provider delle televisioni via cavo si sono rifiutati di pagare il dovuto, e le cariche pubbliche fanno spallucce come se non stesse succedendo nulla. Queste aziende scommettono sulla mancanza di forza politica e di convinzione del governo attuale, arroccandosi illegalmente sulle proprie posizioni. Cercano di rinegoziare la legge in vigore, ricattando gli altri con la minaccia di una lunga battaglia legale che paralizzerebbe l'industria cinematografica per molti anni.
Il governo portoghese e i partiti che lo sostengono hanno capito, e si sono finora astenuti dal difendere in pubblico la legge che hanno scritto, discusso e approvato. Non dimentichiamoci che, dopo la soppressione del Ministero della Cultura, il responsabile del settore culturale in Portogallo è attualmente la figura più importante del regime politico portoghese, ovvero il Primo Ministro.
Il mondo deve ancora scoprire se il nostro Primo Ministro, Pedro Passos Coelho ha un'opinione o qualche pensiero in merito allo stato di disastro innescato dalla determinazione di un gruppo di multinazionali a disattendere collettivamente la legge. Ironicamente, considerando che questo governo dimostra tolleranza zero e poca condiscendenza nei confronti del contribuente medio, il Ministero dell'Economia ha recentemente approvato la fusione di due di queste aziende malfattrici: ZON Audiovisuais e Optimus. Dettaglio divertente: da quando le due imprese hanno iniziato la fusione nel 2012, la sola ZON Audiovisuais è stata rivalutata in Borsa del 47%.
Elenchiamo qui di seguito le aziende che si rifiutano di rispettare la legge:
· ZON Audiovisuais, un gruppo potente del quale la figlia del presidente angolano, Isabel dos Santos, detiene il 28,8% (lo sa che l'azienda di cui è proprietaria in Portogallo deve soldi alle casse di quello stato?), che controlla il 61,5% della distribuzione, il 57% delle proiezioni, il 100% dei canali televisivi per il cinema pay-per-view, il 50,2% della TV via cavo e Internet, il 27% delle linee telefoniche via terra e l'1% della rete nazionale per la telefonia cellulare;
· Portugal Telecom (PT), che detiene il 58% delle linee telefoniche via terra, il 45% del mercato di telefonia cellulare e il 39,2% del mercato della televisione via cavo;
· Vodafone Portugal, proprietaria del 40% della rete nazionale per la telefonia mobile e l'1,6% della rete per la televisione via cavo e Internet;
· Optimus, che detiene l'1,2% della rete per la televisione via cavo e Internet e il 14% della rete nazionale per la telefonia cellulare;
· Cabovisao, proprietaria del 7,8% della rete per la televisione via cavo e Internet.
La decisione illegale di non pagare le tasse presa da queste aziende ha tolto all'ICA dodici milioni di euro, che dovevano essere trasferiti entro il 31 luglio. Le ragioni sostenute pubblicamente dai provider delle tv via cavo (presunta incostituzionalità e contrasto con le leggi europee) non reggeranno nei tribunali del Portogallo, né davanti alla giurisprudenza europea, che ha già stabilito come non esista alcuna mancanza di conformità della legislazione portoghese con quella europea. Né è stato trovato alcun elemento di incostituzionalità. All'interno dei nostri confini, la nuova Legge per il Cinema non fa altro che ripensare e allargare il meccanismo di finanziamento stabilito dalle leggi precedenti in materia, dai primi anni Settanta in poi.
Nel frattempo il governo portoghese, senza alcun segnale di allarme o preoccupazione, assiste alla rovina della Cineteca Portoghese e dell'Archivio Nazionale delle Immagini in Movimento, causata da modelli antiquati di finanziamento. E come ciliegina sulla torta, la principale forza d'opposizione, il Partito Socialista, se ne sta comodamente seduta in disparte mentre accade tutto ciò.
Il film che mostriamo a Venezia, Redemption, usa filmati tratti da precedenti film portoghesi – grazie all'Archivio Nazionale delle Immagini in Movimento, che si occupa della conservazione del patrimonio cinematografico portoghese e ora rischia la chiusura. E non è una coincidenza – anzi – se i narratori in questo film sono alcuni dei leader politici che hanno governato i paesi europei negli ultimi dieci anni. Pedro Passos Coelho è uno di loro. Pur non volendo rovinare la sorpresa a chi non ha ancora visto il film, crediamo che esista sempre, anche per questi personaggi, una possibilità di redenzione.