Nel corso dell’ultimo anno il dibattito sul ruolo della critica e sulle nuove forme di consumo culturale si è fatto progressivamente più incalzante, tra saggi, dibattiti e convegni. Poco meno di un anno fa usciva un testo a cura di Roy Menarini intitolato Le nuove forme della cultura cinematografica (2012), inoltre lo scorso giugno il Cinema Ritrovato ha dedicato una serie di incontri dedicati alle nuove forme di cinefilia, organizzati dallo stesso Menarini e ancora sul tema si ritorna nel convegno Critica alla critica (31 gennaio – 1 febbraio), indetto dall'Università di Bologna. Grazie al digitale e a internet oggi tutti possono avere accesso a film e materiali che prima erano di difficile reperimento ed è quindi possibile migliorare la propria cultura cinematografica semplicemente cliccando su invio o comprando un DVD. Per quanto questa sia una banalità, gli effetti del cambiamento, che si ripercuotono sul ruolo del critico cinematografico come lo si intendeva fino a qualche decennio fa, non sono certamente da sottovalutare. Come osserva difatti Guglielmo Pescatore: se prima il ruolo del critico consisteva nel guidare nella scelta di un film attraverso le sue conoscenze su una data cinematografia o autore, ora questa funzione si viene a perdere, in quanto è facile reperire intere filmografie e informazioni in altro modo. Di conseguenza il ruolo della critica è messo in crisi non solo dal proliferare di discorsi sul cinema e dalle recensioni online ma anche dalle recenti tipologie di consumo filmico.