Un estratto dall'opera più celebre di Sarris, The American Cinema. Tentativo unico e probabilmente irripetibile di sistematizzare la produzione autoriale in suolo americano fino al 1968 (anno di pubblicazione del libro), componendo un canone di riferimento. Nel “Pantheon” figurano 14 registi, da Ford a Welles, da Chaplin a Flaherty, da Lubitsch a Keaton, ma ne sono esclusi Frank Capra, Nicholas Ray, Douglas Sirk e, soprattutto, Billy Wilder, che finisce nel calderone di quelli che “sembrano più di quello che sono”, insieme a Huston, Kazan, Mankiewicz e Zinneman. Estremamente lucido, acuto e in grado di riassumere in poche righe lo stile di un regista – così come di liquidarlo (si veda il caso di Negulesco) –, Sarris è stato il critico di riferimento per più di una generazione, scavando un solco tra i propri accoliti e i seguaci di Pauline Kael e partecipando di una dicotomia senza pari nella storia della critica cinematografica. Perentori come epitaffi, i giudizi espressi in The American Cinema restano a tutt'oggi la massima espressione della teoria degli autori applicata al cinema americano. (AS)
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