Costretti a condividere lo spazio intimo dell’abitacolo di un tir, il camionista e la sua passeggera fanno da quinta e sostegno uno all’altro in un campo/controcampo imperterrito, il paesaggio che scorre nei finestrini affianco, uniti dalla direzione del viaggio e in un futuro che quello stesso viaggio sta scrivendo. Una sequenza di inquadrature onnipresente, sommesso refrain di tutto il film, ripetuto anche nelle soste della traversata al di fuori del camion, che saggiamente fa collimare le esigenze di un budget ristretto con la fulminante sintesi della traiettoria dei personaggi.
Rubén, solitario autotrasportatore alle prese con un carico di legna d’acacia, accetta di portare con sé oltre il confine paraguaiano Jacinta, una donna Guaranì che vuole raggiungere la famiglia a Buenos Aires e che gli si presenta con una figlioletta neonata non prevista nei patti. L’iniziale durezza dell’uomo si attenua strada facendo, in un rapporto ammorbidito da silenzi e pochi dialoghi carichi di pudore e sottintesi. La messa in scena realistica culla lo spettatore nella cadenza assonnata del viaggio, al solo ritmo del motore e dei dialoghi rarefatti, nella precisa scelta di evitare che una colonna sonora possa suggerire emozione alcuna che non traspaia direttamente dai volti dei due straordinari protagonisti, German de Silva e Hebe Duarte, coinvolta all’inizio della produzione come assistente per i casting.
Esordiente a quasi quarantacinque anni, Giorgelli attinge dal proprio vissuto per condensare amarezze recenti e segnali di speranzosa rinascita in una storia che ha la scarna eloquenza e la efficacia priva di sforzo di una parabola, che riflette per osmosi naturale il recente passato e le ripartenze dell’Argentina attuale. Las Acacias si priva di qualunque sofisticazione e sovrastruttura rappresentativa, dispiegandosi in una struttura drammaturgica umile, empatica e memore del pedinamento neorealista che si lascia attraversare da significati archetipici senza conclamarli o forzarli nel racconto, usando anzi proprio l’immediatezza e la quotidianità come lente magnificante.
“La bambina non ha un padre” ripete decisa Jacinta, e Rubèn, che porta con sé dolori e negazioni analoghe, accetta da novello Giuseppe di proteggere e scortare in un posto sicuro questa pretesa Immacolata Concezione. Una Sacra Famiglia che viene sorpresa da sé stessa, unita inizialemente dalla convenienza e tenuta poi assieme dall’umana comprensione e infine dall’affetto, minimo comun denominatore del superamento del dolore. Proprio la piccola Anahì fa da ingranaggio cardine di tutti i piccoli e ordinari eventi che avvicinano i due adulti lungo le carreteras argentine, spiraglio di futuro nella vita stagnante del camionista che ha la possibilità, forse, di rimettersi in moto.
Valso a Giorgelli una meritata Camera D’Or al Festival di Cannes 2011, Las Acacias è uno dei titoli più importanti tra quelli presentati al Bergamo Film Meeting 2012.
Las acacias, regia di Pablo Giorgelli, Argentina/Spagna, 2011, 85′.